lunedì 29 febbraio 2016

La vittoria di Pirro









Secondo Wikipedia per vittoria di Pirro si intende "... per analogia utile negli affari, nella politica, nella giurisprudenza o nello sport per descrivere un successo inutile o effimero, dove il vincitore formale ne esce sostanzialmente male o senza vantaggi che giustifichino lo sforzo." (Wikipedia). Ecco, giovedì scorso mi sono trovato esattamente a questo punto, ho ottenuto una vittoria che però non mi ha portato alcun vantaggio pratico. Ovviamente sto parlando della mia travagliata ricerca di lavoro, che ha toccato il punto più alto, ma insieme più basso, da quando sto effettuando questa complicatissima ed estenuante attività per cercare occupazione sul suolo italico. Partiamo dal principio. 
Qualche settimana fa trovai su un sito di una delle più importanti agenzie del lavoro italiane, un annuncio, nella mia zona (miracolo), in cui una multinazionale farmaceutica richiedeva d'urgenza uno stagista in risorse umane, anche con una minima conoscenza delle buste paga, anche solo per aver frequentato un corso. Quest'anno da settembre a dicembre ho frequentato un corso per la redazione delle buste paga con software Zucchetti e mi sono addentrato in questo mondo complesso delle leggi sul lavoro. Per un disoccupato é il massimo... Tanto per provare ho inviato il mio curriculum, in quanto il mio profilo corrispondeva esattamente a quello ricercato. Inserirmi in una multinazionale con uno stage è al momento la mia più alta aspirazione possibile. 
Passa qualche giorno e martedì mattina l'agenzia mi contatta, chiedendomi se sono ancora disponibile. E già questa per me era incredibilmente una grande notizia, non facevo un colloquio da moltissimo tempo, nessuno per mesi ha ritenuto valido il mio curriculum per nessun altro ruolo. Emozione, lacrime, gioia, allegria ma anche una certa dose di panico, mi preparo per il colloquio che si sarebbe tenuto tre ore più tardi nella sede. 
Tutto pronto e speranzoso entro, mi siedo affianco ad un termosifone (c'erano 20 gradi quel giorno), posto lasciatomi gentilmente libero da un altro ragazzo, aspetto che un'altra ragazza finisca di fare il suo per la stessa posizione. Ascolto, mi faccio un'idea. Al termine del colloquio alla ragazza non viene detto nulla riguardo a stipendio, durata, tipo di abbigliamento da utilizzare in azienda. Il tutto si chiude con il classico le faremo sapere.
Tocca a me. Mi siedo, solite domande di rito, studi, corso, precedenti esperienze, addirittura una parte di conversazione in inglese, nella quale, con soddisfazione, me la cavo benissimo. L'esaminatrice o come si chiama, sembra colpita. Nel finale di colloquio la stessa mi chiede se è un problema ricevere 500 euro al mese per sei mesi di stage: assolutamente no, non è un problema. Mi chiede se è un problema lavorare in giacca e cravatta: assolutamente no, lavorerei anche in mutande. Mi chiede se sono automunito, assolutamente sì. Addirittura già mi dice che c'è da lavorare più ore del dovuto: no problem.  Il tutto sembra presagire un esito positivo del colloquio. Benissimo, esco soddisfatto in attesa della fatidica chiamata, che incredibilmente arriva!
Giovedì a mezzogiorno squilla il telefono, rispondo con una certa ansia impappinandomi anche con il telefonino, non riuscivo proprio a rispondere, dopo qualche secondo di impasse ci riesco ed è proprio la voce dell'esaminatrice che mi parla: "Salve, mi scusi, le volevo far sapere che io ho proposto la candidatura all'azienda, ma al momento non prendono in considerazione profili come il suo, ci tenevo a farglielo sapere". Mi dice che mi terrà in considerazione per altre offerte e finisce qui. 
Praticamente ho finalmente superato un colloquio, convinto la reclutatrice (o come diavolo si chiama), ma l'azienda ha deciso di non puntare su di me. La classica vittoria di Pirro. Supero brillantemente un colloquio, ma l'azienda non mi accetta. Questa è decisamente la peggiore delle pagine di questa storia infinita, ancora una forte delusione, difficile da gestire, ma si supererà anche questa, nell'attesa che la prossima volta vada meglio. Però è un rospo difficile da digerire, molto grosso. Una delusione cocente, in qualche modo assurda, nel senso che cercavano un profilo come il mio, ma non accettano me. Avevo tutti i requisiti giusti, ma mi scartano ugualmente. Sono già troppo vecchio per uno stage? Per un'azienda? Il corso svolto non è valido neanche per fare uno stage da sottopagato? Mi sarebbe piaciuto sapere il perché dell'esclusione, sarei davvero curioso di saperlo. Ma non è possibile, e andremo avanti, con la convinzione che prima o poi sarà il mio turno. Per il momento è una vittoria di Pirro, accontentiamoci di questa e guardiamo al futuro con positività. To be continued...

mercoledì 24 febbraio 2016

Io sto con Spalletti, anche se Totti va capito e rispettato.


Francesco Totti è un grande campione, un grandissimo calciatore ma non è più quello della foto qui in alto (presa dalla Gazzetta dello Sport). La data di nascita del campione romano recita 27 settembre 1976, 39 anni compiuti, 40 tondi tondi a settembre. So che sono a rischio insulti da parte dei tifosi romanisti, d'altronde hanno fischiato Spalletti, che in realtà non ha avuto molto tatto nel gestire la questione, anche se si narra che sia stato Totti ha decidere di andare via da Trigoria. Probabilmente una nuova panchina con il Palermo sarebbe ampiamente bastata come punizione. E invece Spalletti ha voluto a tutti i costi dare un segnale forte a tutta la squadra, ovviamente spalleggiato dalla società, che probabilmente non gradisce più tanto questa "scomoda" figura all'interno dello spogliatoio di Trigoria. 
Io sto con Spalletti perché ha deciso da comandante, ha sentito in pericolo la sua autorità nello spogliatoio a poche settimane dal suo insediamento. Secondo lui perdonando quell'intervista quantomeno inopportuna del capitano, avrebbe dato un segnale sbagliato a tutto lo spogliatoio, ed ha quindi reagito duramente. Secondo me a ragione. Nel senso che se lo avesse fatto Dzeko, come la avrebbero presa i tifosi? Credo non gli avrebbero regalato sorrisi. Uscire fuori dallo spogliatoio ed andare al Tg1 per dire che non ha un rapporto con Spalletti è stato un errore madornale. E la reazione del tecnico toscano per me è stata dura ma decisa e corretta. Lo spogliatoio va tenuto a bada, ci vuole polso o la situazione può sfuggire di mano. Essere così delegittimato non sarebbe stato positivo per la squadra. D'altra parte se ognuno che non gioca va in tv e si lamenta, cosa succederebbe?
Ovvio che i modi potevano e dovevano essere diversi, magari bastava una bella ramanzina, un avvertimento, panchina anche con il Palermo, nessuno scandalo mediatico. Ma Spalletti ha deciso di reagire duramente per non delegittimarsi. 
Totti ovviamente va capito, al tramonto della sua carriera fa fatica a sentirsi con un ruolo secondario all'interno della squadra. é sempre stato al centro del progetto, almeno da vent'anni a questa parte, è sempre stato determinante con le sue giocate e con i suoi assist e gol meravigliosi. Fa fatica a sentirsi quei 40 anni addosso ed una carriera da grandissimo campione alle spalle, coppa del Mondo in bacheca e tanto altro. Però purtroppo la data di nascita non mente, 40 anni sono tanti per qualsiasi calciatore, fisicamente non può più dare quello che avrebbe dato anche solo 3 o 4 anni fa. é la dura realtà, ma dovrebbe cercare di accettarla. Tecnicamente non si discute e non si discuterà neanche a 60 anni, ma fisicamente attualmente è inferiore a qualsiasi altro attaccante in rosa. 
Per questo dovrebbe accontentarsi di avere un ruolo secondario, da chioccia per i più giovani ed accettare di giocare anche solo qualche spezzone di partita, per dare almeno l'esempio agli altri giocatori, che da lui possono imparare molto. 
A volte anche un ruolo da capitano non giocatore può essere decisivo anche più di una giocata in campo. Pensaci capitano. 

giovedì 18 febbraio 2016

Alla scoperta di Calcutta


"e ho fatto una svastica in centro a Bologna ma era solo per litigare non volevo far festa e mi serviva un pretesto per lasciarti andare" (i testi sono presi dal sito www.musixmatch.com)

Ho scoperto Calcutta qualche mese fa, una mattina, mentre aspettavo la mia insegnante di paghe e contributi in aula. Leggo sul cellulare che un cantautore di Latina ha scritto una canzone intitolata "Frosinone". Apro l'articolo incuriosito. Perché mai dedicare una canzone a Frosinone? E perché un cantautore di Latina scrive una canzone sul capoluogo ciociaro? Ne rimango subito affascinato. E approfondisco. Qualche giorno dopo, apro Spotify e cerco Calcutta, mi viene fuori un album, "Mainstream", uscito qualche giorno prima. Interessato ancor di più dall'assurda copertina, un uomo (presumibilmente Calcutta stesso, che io non conoscevo) con una sciarpa con il titolo dell'album dietro ad una fila di giapponesi in gita. I re delle fotografie colti di sorpresa da una fotografia. Geniale. Passo all'ascolto. Si comincia con "Gaetano", e appena la ascolto in me scatta qualcosa, mi piace. Testi geniali, musica interessante, la citazione all'inizio dell'articolo dice tutto. Sono stato subito colpito da queste parole, proseguo nell'ascolto, ormai sempre più preso. Il disco scorre che è un piacere, non mi annoia mai, lo ascolto ininterrottamente da qualche settimana, lo anche acquisterò (gli album degli artisti che si apprezzano devono essere acquistati, per poterne sostentare in piccola parte l'attività musicale) perché questo cantautore semi sconosciuto per me merita attenzione, molta attenzione. é un fuori dal coro, testi sempre interessanti, spunti geniali, melodia assolutamente interessanti e piacevoli da ascoltare, fissa per le città. 
"Cosa mi manchi a fare", "Gaetano" e "Frosinone" sono già dei must per me, bisogna conoscerli, apprezzarli ed ascoltarli. Frosinone è il picco del disco, un testo in cui si denota tutto lo straniamento dei nostri tempi (io ti giuro che torno a casa e mi guardo un film, l'Ultimo dei Mohicani, non so di chi, io ti giuro che torno a casa e non so di chi), il perdersi confuso nella realtà, il ritornello indimenticabile "ti chiedo scusa se non è lo stesso di tanti anni fa leggo il giornale e c'è Papa Francesco e il Frosinone in Serie A".

Un disco assolutamente da ascoltare, un cantautore che merita attenzione, da me l'ha già avuta, ma non conta molto, spero possa avere quel successo che effettivamente merita. 

martedì 16 febbraio 2016

The hateful eight, l'ottava meriviglia di Tarantino.


The Hateful Eight è un gran bel film. Un grandissimo film. Mi è piaciuto di più di Django Unchained, forse molto di più. I 164 minuti della pellicola sono trascorsi velocemente, non come i 164 minuti che uno è abituato a trascorrere. Il film non ti lascia mai annoiare, sono entrato in sala alle 15 e solo alle 16 e 55 ho guardato per la prima volta l'orologio, solo per vedere quanto mancasse alla fine. Questo è un film che coinvolge, che ti lascia per 2 ore e 44 ad ascoltare gli otto protagonisti, è praticamente una ricostruzione di una vicenda in cui lo spettatore è coinvolto quasi allo stesso livello degli otto pieni di odio. Si cerca di capire quella che è la realtà della storia attraverso le parole dei protagonisti e principalmente di un Samuel Lee Jackson monumentale. Il dubbio che tutto quello che si sta vedendo non sia poi la realtà viene subito e personalmente sono stato lì a decifrare dai dialoghi chi stesse dicendo la verità, in cerca di certezze che non arrivano fino alla fatidica spiegazione finale, alla comparsa del nono pieno di odio. Un attore che non viene nominato molto a proposito del film ma che con una piccola parte aiuta a spiegare quello che è poi la realtà cinematografica. Quando ho letto nei titoli di apertura il nome di Channing Tatum sono rimasto molto sorpreso , neanche sapevo fosse nel cast... Tutti i personaggi raccontano storie, si presentano, presentano prove di quello che sono, cercano di confermare e far credere agli altri chi sono, raccontando aneddoti, forse veri o forse no, inventati o reali, come la lettera di Lincoln. Non voglio anticipare molto perché anche io mi arrabbierei se non lo avessi visto e leggessi una recensione online, ma tant'è. Le inquadrature sono meravigliose, le ambientazioni western imperdibili, i primi piani sempre fantastici, i dialoghi assolutamente geniali, io spettatore sono stato lì ad ascoltare con la massima attenzione per tutto questo tempo, cosa che non mi succedeva neanche nelle lezioni universitarie. Linguaggio nudo e crudo, non esiste un personaggio meno interessante, di cui lo spettatore può fare a meno di sapere bugie o verità che racconta. Il segreto del film sta in questo, nella curiosità di sapere come è davvero andata la vicenda. Di scoprire passo passo la verità, di chi ci si può fidare e di chi no. Forse di nessuno. Non mancano scene di sangue, di violenza, crudezze varie, ma ci stanno, come sempre, nel cinema tarantiniano. 
Ovviamente consiglio vivamente di andarlo a vedere, sono soldi ben spesi. Tarantino ancora una volta ci propone una storia originale, divertente, dal sapore e dal fascino di un cinema antico ma che non passerà mai di moda. 

giovedì 11 febbraio 2016

(Forse) Non guardo SanRemo


Io Sanremo non lo guardo proprio. Sono uno snob e lo continuerò ad essere a me piace un altro tipo di musica, quindi francamente di Neffa, Patty Pravo, i Dear Jack e Alessio Bernabei non importa proprio... Però ogni tanto uno sguardo glielo do, ma non ditelo a nessuno, un po' me ne vergogno... 
Scherzi a parte, anche se quello scritto prima è quello che pensa milioni di italiani, che prima il festival lo sbeffeggiano e poi lo guardano davvero. Io il Festival lo guardo, anche se a intermittenza. Infatti con tutte quelle pubblicità la Rai ti dà la possibilità di cambiare canale, trovare altri programmi interessanti in tv e quindi saltare dei pezzi di festival, anche perché cinque ore di canzoni che in linea di massima non incontrano i miei gusti sono pesanti da digerire. Le canzoni in gara sono forse la cosa peggiore del festival, almeno al primo ascolto i brani non conquistano proprio. Per me il migliore in assoluto è Enrico Ruggeri, con un pezzo più vivace, con un buon ritmo e tanta personalità. Nella sua canzone si sentono eccome il passato da cantante di una band punk. Per il resto tanta mediocrità con punte di eccellenza (in fatto di mediocrità): Neffa che quando canta sembra che ti sta facendo un piacere, sembra che non ne abbia voglia, oltre ad una canzone davvero bruttina, però magari con un po' di verve migliorerà; gli Zero Assoluto, di nome e di fatto, simpaticissimi, ma sempre cantanti mediocri con canzone davvero brutta; Alessio Bernabei, ex cantante dei Dear Jack (chi?), presentatosi con una canzone simil dance assolutamente rivedibile. Per il resto ho visto un afono Morgan, la bambolesca (neologismo mio, voglio il copyright) Patty Pravo, una nuda Arisa, dei noiosissimi Stadio, degli acerbi Clementino e Rocco Hunt e un sempre geniale Elio e le storie tese, che hanno sempre qualcosa da dire. Per il resto non ho ascoltato altro, quindi non giudico chi non ho sentito ovviamente, diciamo che mi accontento di questo, è già abbastanza. 
Per il resto il festival è costruito bene, non mi è piaciuto Elton John, un'intervista a Nicole Kidman modesta. I presentatori sono bravi, Carlo Conti piace alle nonne, Madalina Ghenea ai maschietti, Gabriel Garko alle femminucce, anche se è un po' quello da mettere in mezzo per qualsiasi gag, diciamo che lui si presta, un po' ingessato, un po' lento, un po'che se lo crede. Almeno Virginia Raffaele alza di brutto il livello, con delle imitazioni meravigliose, con una Carla Fracci assolutamente divertente e caricaturale al punto giusto, e una Sabrina Ferilli meno divertente ma assolutamente efficace. 
Menzione speciale per gli ospiti Nino Frassica e Ezio Bosso che hanno elevato il livello della serata in tutti i sensi. Ezio Bosso io sinceramente non lo conoscevo, ma è tipico dell'Italia e dell'italiano medio non conoscere questo tipo di personaggi che ci rendono fieri all'estero per le loro capacità musicali ma che qui da noi un po' snobbiamo. Quelli davvero bravi non li esaltiamo troppo, forse un po' per invidia. Adesso che ha una storia di Sla da raccontare, forse gli daremo più importanza. Perché le tragedie umane fanno sempre audience. Perché un talento del genere colpito da Sla, è una tragedia, c'è poco da dire. Bravo Carlo Conti a presentarlo al grande pubblico e a farne conoscere la storia. Un genio assoluto con alle spalle imprese straordinarie in campo musicale internazionale che ci ha insegnato in diretta ad amare la vita per quello che è e per come ci si presenta, oltre ad un tocco assolutamente magico e magnifico al piano. Momento top della serata. 
Infine da non dimenticare una grande performance di Nino Frassica, prima con il suo umorismo irresistibile con Garko vittima sacrificale, poi con una poesia-canzone recitata davvero toccante sui migranti. Quando ero più piccolo l'umorismo di Frassica sinceramente non lo riuscivo proprio a capire. Mi sembrava stupido e basta. Adesso invece crescendo l'ho finalmente capito e firmerei e pagherei di tasca mia per avere quell'umorismo e per costruirci sopra una grande carriera. Lode a Frassica. 

martedì 9 febbraio 2016

Il fascino della terza categoria


La terza categoria é l'ultimo livello del calcio italiano, il meno prestigioso, il meno talentuoso, il meno pubblicizzato. Ma a suo modo ha il fascino del calcio di una volta, un calcio semplice, con pochi mezzi, senza fronzoli, in cui in campo si può vedere davvero di tutto, dall'ex calciatore di alto livello imbolsito, all'arbitro aggressivo che attacca i calciatori verbalmente e a cui piace fare il protagonista, rischio di risse varie altissimo, livello di gioco modesto, divertimento alle stelle. 

Fino ad ora non avevo mai seguito da vicino un campionato di così basso livello, anche se posso "vantarmi" di aver visto partite di ogni categoria, dalla A fino alla più infima delle categorie, appunto la terza. Sfortunatamente la squadra della mia città è fallita durante l'estate e ha perso il titolo di Promozione difeso strenuamente con successo fino all'ultima giornata di campionato. Questa che racconto è la storia di come ripartendo dal basso in una provincia dimenticata da Dio,  si può creare nuovo entusiasmo, voglia di fare e fondamentalmente voglia di divertirsi con passione. Come dicevo precedentemente, dopo il fallimento per poche migliaia di euro di debiti con qualche giocatore ed allenatore del passato, in città c'era un certo scoramento. Niente più squadra, stadio in condizioni pietose, nessun campionato di livello da disputare. Eppure una piccola cittadina di 23000 abitanti, a metà degli anni '90 ha calcato i palcoscenici ben più importanti della serie D nazionale che un tempo era una delle categorie più belle da seguire, con giocatori veri di un certo livello. Dalla serie D in poi c'è stato un sali scendi continuo che dalla D ci ha portati a volte alle stalle, a volte alle stelle dell'Eccellenza, fino a un paio di anni fa. Oggi il crollo definitivo in terza. 

La terza è quel campionato dove si possono fare quattro sostituzioni e nel quale dopo la terza c'è chi tra il pubblico, all'annuncio della quarta sostituzione, comincia a gridare all'allenatore di stare per perdere la partita a tavolino. é quel campionato in cui una squadra fa ricorso perché ad un'avversaria diretta per il campionato è stata rinviata una partita, secondo loro in maniera sospetta. é anche quel campionato in cui un arbitro punta un giocatore troppo brontolone, gli va incontro e gli grida in faccia : "Mi hai rotto il c..., stai sempre a protestare..." senza tirare fuori neanche il cartellino. é quel campionato in cui una squadra trova il proprio campo occupato da una partita amatoriale e perde la sua a tavolino per 3-0. 

Può succedere davvero di tutto ogni settimana, cose che in campionati più importanti non succederanno mai. All'inizio ero molto scettico sulla categoria, dopo qualche mese non posso fare a meno di seguire tutte le partite. In città si è organizzata una bella squadra, forte e competitiva per la categoria, con tutti ragazzi del posto, chi più chi meno ha già buttato il proprio talento alle ortiche. Un capitano di 48 anni che corre il doppio di tanti giovani, ha più grinta di loro e gioca ancora infinitamente bene al calcio di molti.  Si è organizzata nuovamente una tifoseria numerosa e chiassosa e tutte le domeniche si va, spesso a vincere ovunque. Lo stadio, sempre fatiscente, e con le due curve inagibili si è riempito di nuovo, c'è grande entusiasmo, i tifosi raccolgono contributi per organizzare coreografie e l'ingresso è assolutamente gratuito.

Questo è solo un esempio di come si possa ricreare qualcosa di bello ed entusiasmante partendo davvero dal nulla, una città intera che segue le gesta di una piccola squadra di terza categoria e che se ne frega di Serie A, Champions League e pay tv varie. é questo il calcio che amiamo. 

sabato 6 febbraio 2016

Tarantino non sapeva cosa farne della sua vita: anche i grandi lo diventano passando attraverso periodi bui.


Anche i grandi hanno i loro momentacci, e a volte partono proprio dal niente. Di conseguenza anche i comuni mortali come me si dovrebbero rendere conto che a volte basta davvero poco per svoltare, così, all'improvviso. Magari senza neanche rendersene conto. Quando meno ce lo si aspetta.
Leggendo una bellissima intervista a Quentin Tarantino, questa mattina su Repubblica.it (ecco il link, vale certamente la pena di leggerla Intervista a Tarantino, sito di Repubblica ), ho letto come da un momentaccio in cui il regista non sapeva cosa farne della sua vita, è venuta invece fuori una piccola opportunità che lo ha poi aiutato a diventare quello che è adesso, un grandissimo regista (tratto dall'articolo-intervista): "A diciannove anni Tarantino fu assunto in un videonoleggio a Manhattan Beach, Los Angeles. "Dapprima ero cliente. Mi fermavo intere serate a parlare con il proprietario, grande cinefilo. In Hateful eight ho dato il suo nome allo sceriffo morto di Red Rock. Aveva tutti i generi, i classici, le opere straniere. Impressionato dalla mia competenza mi ha dato un lavoro e mi ha salvato. Era un momentaccio, per me. Non sapevo cosa fare della mia vita. Guadagnavo poco, ma quando sei giovane non è importante. Quello è diventato il mio paradiso". 
Neanche lui credo si sarebbe aspettata un'evoluzione del genere. Quindi nei periodi difficili bisogna sempre tenere la testa ben sulle spalle e far funzionare il cervello nel miglior modo possibile, senza perdere la testa in inutili sfigocupismi (neologismo copiato dall'oroscopo della Gazzetta di alcuni anni fa) (che citazioni colte). Bisogna stare sempre sul pezzo ed ingegnarsi, magari con un po' di pazienza e di fortuna, la svolta è davvero vicina. Chi si sarebbe aspettato che un semplice impiegato in un videonoleggio sarebbe poi diventato uno dei più grandi registi dei nostri tempi? Credo nessuno. Non che ognuno di noi dal nulla diventerà poi chissà chi, ma la situazione può sempre migliorare, senza disperare. La passione per qualcosa può sempre portarci delle occasioni, grandi o piccole che siano. Le passioni vanno sempre coltivate, in ogni modo. Da cliente, a impiegato a grandissimo regista. Tutto partendo da quello che lui chiama un momentaccio. Potrebbe essere la storia di chiunque, anche della nostra. Quindi cerchiamo di essere sempre positivi e con il giusto atteggiamento. L'occasione prima o poi si presenta per tutti. 

P.s. 1: I disoccupati ad un certo punto diventano suscettibili e tutto quello che ascoltano, leggono o di cui parlano sembra riferito alla nostra situazione. Vedi la mia lettura dell'intervista di Tarantino

P.s. 2: Senz'altro andrò a vedere anche questo film di Tarantino, uno dei miei registi preferiti. The Hateful eight sembra promettere bene, come tutti i suoi film.

giovedì 4 febbraio 2016

Patologie da disoccupazione: la dermatite seborroica


La disoccupazione senza dubbio causa diversi scompensi soprattutto a livello mentale, psicologico, che poi però si vanno a ripercuotere anche sullo stato fisico della persona. Vi parlerò di quello che è successo a me in questo periodo (che spero finisca presto). Si potrebbe sintetizzare in: lo stress è distruttivo. 

Cominciamo dall'inizio. Ad ottobre 2011 ho discusso la mia tesi magistrale con grande successo (un inutile 110), ma anche con un accumulo di stress senza precedenti. In quel periodo cominciarono a comparire delle macchie rosse intorno al mio naso, ma non gli diedi inizialmente molto peso. A luglio 2012 persi il mio impiego presso il quotidiano per il quale collaboravo da 4 anni e lì esplose definitivamente un rossore e un prurito davvero fastidioso intorno al naso e alla bocca, con altrettanti e simili eruzioni cutanee in testa. Allora decisi che era il tempo di recarmi da un dermatologo (non sono mai stato uno che ha sempre corso dal medico per ogni piccola cosa) che mi diede il nome della dermatite a cui ero effetto, quella seborroica che è decisamente fastidiosa e insopportabile anche perché non c'è una cura adeguata per curarla definitivamente e può durare anche a vita. La ricetta del medico fu semplice e fu la stessa che mi aveva accennato il medico di famiglia: ti devi calmare. Questa dermatite, di cui ancora non si conoscono le cause e quindi la cura, deriva e viene peggiorata ulteriormente dallo stress che certamente non potevo negare di avere in quel periodo. Quindi la prima cura è la calma. Ti sembra facile in questa situazione? Assolutamente no. Così ho avuto per anni queste macchie sul viso, che non mi hanno facilitato di certo la vita. Sembra che sei sempre abbronzato, si manifesta in una parte del corpo, la faccia, che per gli altri è impossibile non notare ed è altrettanto impossibile che questi non ti facciano domande sul rossore, tipo "Sei andato al mare?". Anche a gennaio... Disagio a stare in mezzo alle persone è la conseguenza principale.
Così ho iniziato la cura della dermatite, con annesso stress purtroppo, quindi non spariva mai. Ho usato creme cortisoniche che però sono solo dannose e fanno peggiorare la situazione. Nel senso che per un paio di settimane si sta bene, poi ricompare, forse peggio di prima. Così ho provato altre creme rinfrescanti che francamente alleviano il prurito ma non risolvono assolutamente nulla. Per la testa invece ho risolto con degli sciampi. Uno per uso quotidiano neutro naturale, Mellis Bioshampoo, (Non mi pagano per fare pubblicità, anzi) che è anche per i bambini. L'altro che uso una volta a settimana è a base di disolfuro di selenio che in pochi lavaggi ristabilisce l'equilibrio della sebo, Selsun blu. Tutti e due costano all'incirca una decina d'euro ciascuno però durano anche molto. Il primo lo compro ogni due-tre mesi, il secondo anche ogni 6.
Così me la sono trascinata fino a qualche mese fa, esattamente a dicembre 2015, quando improvvisamente la dermatite è finalmente sparita. Sparita in concomitanza con il corso frequentato con il programma Garanzia Giovani (di cui parlerò in un articolo apposito), quindi esattamente quando sono stato impegnato per un tempo prolungato su un progetto e mi sono sentito davvero coinvolto in qualcosa di serio ed importante, almeno per me. Ecco cos'è determinante per l'uomo, sentirsi impegnato in qualcosa, coinvolto in qualcosa, questa è la vera e unica cura per le malattie da stress. 
Lo stress c'è ma è diminuito, sono diventato più attivo, più positivo e la dermatite come per magia non c'è più, almeno fino adesso. Poi, speriamo di no, ma potrebbe tornare. Nel frattempo mi godo il mio viso bianco, pulito e senza pellicine varie ovunque. Lo stress ci distrugge, cerchiamo di eliminarlo noi prima che lui ci distrugga lentamente. Cerchiamo sempre di essere positivi, trovare un motivo per essere positivi, per vivere ed andare avanti. Questa è l'unica vera cura per le patologie da disoccupazione, e non solo,  come questa. Essere attivi è l'unica via percorribile. L'altra porta a conseguenze brutte di cui non voglio assolutamente parlare o sperimentare. 


martedì 2 febbraio 2016

L'interpretazione del regolamento degli arbitri.


Il regolamento del calcio dovrebbe essere chiaro a tutti, arbitri in primis. Invece guardando ultimamente delle partite in tv, ho potuto notare che alcuni arbitri fischiano e interpretano liberamente il regolamento, io credo con un po' troppa libertà di interpretazione... Tralasciando le squadre protagoniste, non è il mio l'intento di analizzare questa o l'altra squadra, vedo degli arbitri che prendono decisioni diverse per episodi pressoché identici. Eppure il regolamento è uno e uno solo.

Episodio emblematico di come l'arbitro decida o meno di applicare il regolamento, è il calcio di Morata alla bandierina dopo il rigore messo a segno contro l'Inter. Come si vede benissimo dal video, il giocatore spagnolo corre verso la bandierina, gli sferra un calcio violento e la rompe a metà, come si vede benissimo dal fotogramma successivo. Cartellino giallo. Automatico. Anzi no. Tagliavento decide liberamente di non applicare il regolamento e di non ammonire il calciatore spagnolo. Perché? Sarei molto interessato a domandarglielo. Anni fa Cassano fu ammonito per la stessa identica esultanza, quindi visto che Cassano è uno più vivace lo ammoniamo mentre Morata con la faccia da bravo ragazzo no? In Roma-Milan se non erro Mihajlovic fu addirittura espulso per aver dato un calcio ad una bottiglietta d'acqua. Senza colpire nessuno. Mentre Paulo Sousa è stato espulso domenica per aver toccato il pallone in campo dopo che non aveva ancora varcato la linea per mezzo millimetro... Quello di Morata e la bandierina è un caso emblematico della troppa libertà che gli arbitri hanno di applicare il regolamento in base a ragionamenti tutti loro e personali, senza che poi a fine partita ci possano spiegare cosa hanno deciso e perché in quella maniera, dato che le interviste a loro sono vietate. Altro aspetto del calcio che non capirò mai. Secondo me se l'arbitro andasse di fronte alle telecamere a spiegare quello che ha visto e deciso, toglierebbe opacità al loro arbitraggio e renderebbero il tutto più trasparente e chiaro. Evidentemente invece no, non se ne sente il bisogno...

Altri esempi sono i falli di mano. Domenica nel derby, Niang prende palla con le mani volontariamente, nessun cartellino. Poco dopo la prende Kucka. Cartellino giallo. Coppa Italia: Medel prende la palla in area con il braccio, nessun rigore. Dzeko in Roma-Frosinone prende palla con il braccio in area volontariamente, Niente rigore. Tutti arbitri diversi e decisioni diverse e squadre diverse. Qualcuno prima o poi farà chiarezza su questi aspetti? Quanto è libero l'arbitro di interpretare il regolamento? Il regolamento è flessibile o gli arbitri possono modellarlo in base al momento? 
Mistero...