mercoledì 25 novembre 2015

I nuovi emarginati: i laureati


Ieri è stato diffuso un rapporto, secondo cui i laureati in Italia sarebbero in drastica diminuzione, a braccetto con le iscrizioni che sono sempre meno. Io un'idea sul perché ce l'ho e la espongo. I laureati sono ad oggi una categoria emarginata, in perenne attesa. Preso il fatidico "pezzo di carta" il laureato si trova di fronte all'incertezza e alla perenne difficoltà a spenderlo, quella fatidica pergamena riesce a stare in bella mostra sul muro della camera da pranzo. Ottimo arredo, senza dubbio. Per esperienza personale conosco decine di ragazzi in questa situazione, ragazzi che sono la peggior pubblicità che l'università possa avere. Il loro passaparola nei confronti dell'università è poco lusinghiero, anzi, negativo. Se qualcuno mi chiede un consiglio sul frequentare o meno un'università, io, in linea di massima lo sconsiglio. Non ho avuto alcun vantaggio né dalla triennale, né dalla magistrale, anzi, ho potuto constatare addirittura un effetto contrario. Nel senso che i posti che ci sono adesso nella mia zona ma in Italia in generale, sono poco qualificati, e chi è laureato, non viene accettato facilmente per questi posti, perché lo si dovrebbe pagare di più. Per i datori di lavoro tanto vale assumere un diplomato, meno costoso e secondo loro meno esigente. Quindi chi vuole fare un mestiere "normale", come cassiere, commesso o altro, non viene preso in considerazione, mentre i diplomati assolutamente sì. Se tornassi indietro, difficilmente percorrerei nuovamente questa strada, ma anzi, comincerei a lavorare, più di dieci anni fa un posto lo avrei trovato, e a questo punto mi sarei trovato una professione, una lunga esperienza e via dicendo. Con l'università ho solo perso tempo. Questo è il pensiero di tutti i laureati disoccupati per anni o sotto pagati. Perché se poi si devono iniziare a svolgere quelle attività per le quali si è formati, che sia un giornalista, un avvocato o un commercialista, le paghe iniziali sono nulle o bassissime, così come l'indipendenza economica dalla famiglia di origine è sempre più un'utopia. Ogni qual volta qualcuno mi chiede se iniziare un corso universitario, io lo sconsiglio. Non c'è al momento alcun vantaggio, ma più non si è qualificato e più si trovano posti di lavoro da occupare. Questa è la cruda realtà italiana, che piaccia o meno. Secondo me la qualità degli atenei, l'organizzazione e altro sono aspetti secondari rispetto agli inesistenti sbocchi dopo il lungo e faticoso percorso universitario. Sui libri ho imparato a ragionare, ad avere vedute più ampie, a conoscere il mondo, a capire cose e a comprendere il mondo che ci circonda. Ma cosa ci faccio ad un cervello più sviluppato senza un'occupazione? Laureati emarginati falliti. Stop. 

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