mercoledì 20 aprile 2016

La classe operaia va all'inferno


Da disoccupato, spesso e volentieri mi sono trovato ad "invidiare" le persone che lavorano, quelli che, a differenza mia, ce l'hanno fatta ed hanno un impiego. Ovvio che quando si è in una condizione di privazione, si desidera ardentemente quello che che non si ha, credendo che la vita di quelli che questa cosa ce l'hanno, sia tutta rose e fiori. Ma purtroppo non è così. 

Ascoltando diverse testimonianze di operai, quelli che mandano avanti un'azienda, quelli senza il cui lavoro non esisterebbe la produzione, non ho potuto far altro che notare che la classe operaia viene quotidianamente bistrattata dall'imprenditore di turno. Non sarà una condizione generalizzata, ma i diritti dei lavoratori vengono ogni giorno calpestati da imprenditori senza scrupoli, che approfittano della situazione attuale di crisi lavorativa e occupazionale, per abbassare ogni giorno i diritti acquisiti in anni e anni di lotte operaie dai lavoratori. é proprio il caso di dire che la classe operaia non va più in paradiso come nel celebre film con Gian Maria Volonté, ma va dritta all'inferno. 

Alcuni imprenditori di oggi approfittano della scarsità di posti di lavoro per non avere opposizione, per tenere sotto scacco e sotto "ricatto" gli operai, "tanto se non fai quello che dico io, fuori c'è la fila di chi è disposto a prendere il tuo posto...". Un ricatto latente, magari non espresso chiaramente, ma che aleggia nell'aria come un fantasma, pronto ad insinuarsi nella mente delle persone, che sono costrette ad accettare qualsiasi condizione lavorativa, ad accettare umiliazioni, il tutto per mantenere quello stipendio che permette ad un operaio di mandare avanti la famiglia, pagare le bollette, magari il mutuo. I sindacati ormai non possono nulla o quasi contro l'imprenditore, solitamente una volta rifiutata la trattativa, il sindacalista abbandona il terreno, perché ormai non può far leva su niente, o magari anche lui ci guadagna qualcosa. Minaccia uno sciopero? E chi aderisce? Tutti, come si faceva un tempo? Non credo. Chi per un motivo, chi per un altro, non parteciperebbe, lo sciopero risulterebbe inadeguato e magari coloro che aderiscono puniti, o forse direttamente licenziati, con tutti quelli che ci sono in coda per prendere il loro posto... 

Non dico che la crisi economica sia stata indotta per questo, ma forse questa ipotesi non è tanto campata in aria. Le persone ormai sono costrette ad accettare tutto, perché un altro posto di lavoro dove lo trovano se perdono l'attuale? Sarebbe molto difficile. Quindi magari si accettano turni di lavoro massacranti, straordinari non pagati, permessi non retribuiti, il vestiario ormai lo si deve comprare per sé, dati presi dai badge contraffatti, controlli piuttosto "lenti" di chi dovrebbe controllare che tutti i diritti vengano fatti valere, intimidazioni sotto forma di lettere di richiamo, licenziamenti facili e pretestuosi.

Tutto questo accade per ignoranza, perché alcuni imprenditori non capiscono che se loro hanno molto denaro, fanno belle vacanze, hanno belle case e comprano belle macchine, il merito è tutto di coloro che si alzano al mattino alle 5, e vanno a lavorare nella loro fabbrica. Un operaio contento, rilassato, coinvolto, è un operaio produttivo, sereno, sbaglierà di meno, si lamenterà di meno, produrrà di più. Un operaio terrorizzato, nervoso, scontento, produrrà sempre meno, e sarà sempre meno fedele, sbaglierà di più. A chi converrebbe tenerlo contento ed orgoglioso del proprio lavoro? La risposta è semplice. 

La classe operaia è oggi all'inferno, troverà la forza per tornare ad essere forte e compatta come una volta?  Anche gli operai stessi hanno le loro responsabilità perché nessuno ha più il coraggio di tentare di rompere lo status quo esistente, nessuno si oppone più come una volta, mentre all'interno della classe operaia stessa, le divisioni la fanno da padrone. Il dividi e comanda è ancora molto attuale, la classe operaia dovrebbe reagire. Altrimenti resterà all'inferno ancora per molto...

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