martedì 27 ottobre 2015

Scontro Marquez-Rossi: siamo tutti un po' faziosi


Premetto che non sono un esperto di motociclismo. L'ho sempre seguito, anche e soprattutto grazie a Valentino Rossi, ma non posso giudicare l'incidente da un punto di vista tecnico, non so attribuire le colpe al 100%, anche se il calcetto di Vale a Marquez sembra piuttosto evidente. Principalmente credo che stare lì in moto e stare sul divano a guardare la gara, è decisamente diverso, ovvio che se uno dall'inizio ti si incolla e ti molesta per tutta la gara, può anche venirti il nervosismo e quindi decidi che lo vuoi vedere rotolare per terra. Chi sono io per giudicare questi comportamenti quando mi danno fastidio quegli automobilisti che ti si attaccano dietro e ti tallonano da vicino quando in una via normale non ce ne sarebbe assolutamente il bisogno? Quante volte, ho pensato (senza mai farlo) di inchiodare la macchina e farmi tamponare per riscuotere dall'assicurazione? Ovvio che questa frenata improvvisa corrisponde al calcetto di Rossi, se lo avessi fatto. Quindi tra il pensare e il fare ci passa molto, ma in questo caso Valentino ha fatto, anche se lui dice di no, quindi bisognerà pur dargli credito. Insomma, dare un calcio ad uno in moto lo trovo sbagliato, però la psicologia non è così semplice da decifrare, se non si è in quella situazione non si può giudicare nella stessa misura di quando si è seduti sul divano. Però di certo ho scoperto con questa vicenda che la faziosità esiste in tutti gli sport e più in generale in tutti gli ambiti della nostra vita. Se il calcetto lo avesse dato Marquez a Rossi apriti cielo! Lo avremmo voluto crocifiggere all'istante, mentre adesso si cerca in qualche modo di trovare una spiegazione, un appiglio, screditare Marquez, screditare Lorenzo o chi più ne ha più ne metta. Di certo Rossi, esponendosi come ha fatto in conferenza stampa, denunciando il complotto, non ha particolarmente ammorbidito gli animi, anzi. Però è pur vero che io gli credo, secondo me c'è stato un accordo verbale tra i due spagnoli che Rossi ha saputo ed ha voluto dichiarare per evitare si compisse. Questo non ha aiutato il clima a distendersi ma avrà ancor di più infastidito e fomentato Marquez nel rompergli le scatole, essendo ancora un ragazzino con poco giudizio. Stento a credere che Valentino, dopo 9 mondiali vinti, centinaia di podi e gare alle spalle all'improvviso inventi un complotto e si senta accerchiato. Su questa alleanza non ho dubbi, come non ho dubbi che se il calcetto è stato dato volontariamente, Rossi ha sbagliato, e anche di grosso, anche perché ha fatto male solo a se stesso, rendendo l'ultima gara a dir poco complicata e infuocata e complicando di molto la corsa al decimo titolo. Ora sinceramente per una leggenda come Rossi, vincere o no un decimo mondiale, non cambierebbe il suo essere leggendario, quindi come va va. Anzi, se dovesse vincere questa faccenda lo renderebbe  ancora più leggendario. Ma sta di fatto che la faziosità esiste in tutti gli ambiti della vita e in tutti gli sport, nessuno mi venga a dire che i tifosi del calcio, i calciatori e dirigenti vari istigano e hanno comportamenti vergognosi, perché vedo comunque che gli altri sport non sono assolutamente da meno. Due piloti di due squadre diverse si accordano per far vincere uno, l'altro scalcia e reagisce in corsa buttando fuori il rivale, il terzo piange in ogni dove per far squalificare lo scalciante e vincere più facilmente il mondiale. Comportamento da campioni? Molto diversi dal mondo calcistico? Non credo. Quando si arriva ad una certo livello di competizione, purtroppo la ragione e la capacità di giudizio si annebbia e si fanno cose che non si dovrebbero fare, di qualunque sport o ambito della vita si tratti. C'est la vie! Per me sono tutti colpevoli, nessun assolto. E per domenica, forza Valentino!

venerdì 23 ottobre 2015

Odio lo spezzatino nel week end.




Questo non è un articolo sulle mie preferenze culinarie, ma sullo spezzatino del calendario del campionato di calcio di serie A. Nel week end, anche se lo spezzatino è buonissimo, si mangia qualcosa di speciale, magari si fa una grande abbuffata, ma difficilmente si mangia così, poco alla volta come è il calendario di questa settimana della serie A. Quando l'ho letto non ci potevo credere sinceramente, una lunga maratona calcistica che fortunatamente ha delle pause nella notte. Strana questa pausa, come mai non dobbiamo agevolare nessun paese del mondo e le sue tv? Incredibile. Si parte quindi sabato alle 15 con Empoli-Genoa, si continua alle 18 con Carpi-Bologna, in serata invece Palermo-Inter. Pausa notturna, e poi alle 12 e 30 Sampdoria-Verona, mentre alle 15, l'orario che per anni e secoli ha rappresentato l'inizio delle partite, di tutte le partite,  di Tutto il calcio minuto per minuto, delle milioni di radioline accese, adesso prevede solamente tre partite, Juventus-Atalanta, Milan-Sassuolo e Udinese-Frosinone. Mentre alle 18 Fiorentina-Roma e Lazio-Torino. Per finire finalmente alle 20 e 30 con Chievo-Napoli... Roba da PAZZI. Una non stop incredibile e insensata. Non mi si venga a dire che è a causa delle coppe, perché non credo che per esempio alla Fiorentina possa cambiare qualcosa se gioca alle 18 o alle 15 o alle 20 e 45. Quali strane congiuzioni astrali spiegherebbero la differenza di tre ore per dei professionisti del pallone super allenati? Nessuna. Si fa solamente per le televisioni, quelle che comandano realmente il calcio italiano, e la recente inchiesta sui diritti tv ce ne dirà di più su questo potere. Come se qualche pazzo si potesse mettere davanti alla tv dalle 15 del sabato fino alle 20 e 45 di domenica sera, diventando un tutt'uno col divano. Anche avendo del tempo libero, sfido chiunque a restare due giorni sulla poltrona... Non dico di tornare al passato con partite tutte allo stesso orario, anche i posticipi avevano un non so cosa di speciale tempo addietro, ma una volta che si sono programmate partite ad ogni ora del giorno, anche il classico posticipo serale ha perso del tutto la sua "specialità", tutto è diventato ordinario. Ogni volta che uno si deve informare sull'orario della propria squadra del cuore, non sa mai cosa lo può attendere. E chi deve andare allo stadio? Lasciamo perdere, quello è l'ultimo dei problemi dei politicanti del calcio, anzi, meno ce ne sono, meno problemi...Ormai si gioca a svuotarli gli stadi più che a riempirli... Peccato, un giorno riusciranno ad allontanare anche gli ultimi appassionati di calcio e a quel punto forse, quando resteranno con gli stadi vuoti e il calcio non frutterà più milioni di euro e lo guarderanno solo loro, si renderanno conto di aver rovinato il gioco più bello del mondo, con delle trovate a dir poco geniali... Lo spezzatino non è portata da week end...

mercoledì 21 ottobre 2015

Trofeo Berlusconi, il derby più triste della storia.


Inserire in calendario oggi, 21 ottobre 2015, giorno di Champions League, un derby Milan-Inter alle 18 valido per il trofeo Berlusconi, è stata probabilmente una delle mosse più tristi della storia delle due gloriose società milanesi. Che senso ha questo derby precisamente? A livello di marketing è un autogol, mi aspetto uno stadio di soli giornalisti; a livello calcistico forse ancora meno, visto che probabilmente si affronteranno le riserve delle due squadre. E poi, a cosa serve congestionare il calendario con così tanti derby? L'estate scorsa ce ne sono già stati un paio di amichevoli, uno di campionato a settembre e adesso un quarto. è proprio così che si toglie prestigio ad una delle stracittadine più importanti del mondo, ripetendole all'infinito e facendola diventare una partita banalissima. Una volta le due squadre giocavano per obiettivi ben più importanti, primi fra tutti i derby di Champions League giocati per ben due volte, nei quarti e in semifinale. Oggi invece, mentre si gioca la Champions, le due squadre sono impegnate in questo insulso trofeo Berlusconi. Simbolo dei tempi non troppo felici che stanno trascorrendo le due società. A chi gioverà questa partita? Chi ne trarrà vantaggio? Credo nessuno.  Non di certo i tifosi di entrambe le squadre che non comprendono come due società del genere possano prendere decisioni così tristi e infelici. Aspettando tempi migliori...

domenica 18 ottobre 2015

Daniele Baselli e la miopia delle grandi squadre in Italia sui giovani


Daniele Baselli è la prova vivente di come le grandi squadre italiane siano miopi nel cercare talenti di assoluto valore, nello scoprirli (ma poi neanche tanto scoprirli, il centrocampista ex Atalanta è un giovane di sicuro avvenire e lo si sa da tempo...). Baselli è stato fino a un paio di mesi fa vicinissimo al Milan che però non ha ritenuto giusto versare gli 8 sacrosanti milioni che chiedeva l'Atalanta. Mentre d'altra parte ha ritenuto importante rinnovare i contratti di Mexes, vicino alla Fiorentina in estate ed ora con una sola presenza in panchina all'attivo, e De Jong, altro panchinaro di lusso. Questo dimostra come le grandi italiane, mi riferisco soprattutto a Milan, Inter e Roma, non abbiano la capacità e il coraggio di investire sui giovani. Mentre poi hanno il coraggio di andare a trattare il giocatore con il Torino che ovviamente adesso ne chiederà almeno 30. E non è detto che questo talento non ci scappi all'estero, come successo per Verratti, lasciato al Psg per soli 14 milioni, mentre adesso ne varrà almeno 50. Non capirò mai queste politiche delle grandi società, capaci di buttare soldi su giocatori di scarso valore, potrei fare mille esempi (Honda, Nagatomo, Montoya, gli sconosciuti giovani della Roma che ricicla giocatori all'inverosimile bollandoli subito come scarsi, vedi Ibarbo e Doumbia, superbomber in Russia) e lasciarsi sfuggire talenti cristallini per non versare pochi milioni di euro. Sicuramente in futuro,  nella trattativa per Baselli butteranno via in cambio altri giovani che il Torino valorizzerà e rivenderà a cifre rilevanti, vedi Darmian, venduto allo United per 30 milioni, mentre il Milan pochi anni fa lo scambiò non so in quale trattativa, lasciandosi scappare un talento di assoluto valore. Anche le Juventus non è esente da questa politica, anche se riesce a scovare queste giovani promesse come Rugani, Zaza, Sturaro o Berardi, ma poi alla fine non riesce mai a dargli quello spazio che meriterebbero oppure finiscono per strapagarli, come successo per Berardi e Zaza, anche se in origine appartenevano alla stessa Juventus. Misteri del calcio.  Forse migliorando in questi aspetti e dando il giusto valore ai calciatori i conti e  i risultati delle nostre grandi potranno migliorare sotto ogni punto di vista, anche in Europa permettendogli di incamerare maggiori introiti. Il Torino invece è una società che sta crescendo e grazie a questi investimenti si sta assicurando un futuro radioso. Bravi Cairo e Petrachi. 

giovedì 15 ottobre 2015

Fratelli d'Italia occasionali


Che bello quando gioca la Nazionale! Siamo tutti uniti, finalmente tutti a tifare una sola squadra, nessuna polemica (forse), nessun insulto, nessuno sfottò, siamo tutti Fratelli d'Italia! Ma quando le ha giocate tutte queste partite per le qualificazioni? Molti non se ne saranno neanche accorti... Quanti sabato alle sei sapevano che avrebbe giocato l'Italia? I veri appassionati e tifosi di club conoscono il calendario della propria squadra almeno fino a dicembre di quest'anno, mentre le partite della Nazionale spuntano così all'improvviso come un disturbo. 
è così e lo è anche per me, di solito le soste per la nazionale sono un disturbo per i tifosi, perché interrompono la loro storia con il primo grande amore, la squadra di club, mentre la Nazionale è un'amante occasionale, da andare a trovare una volta ogni due anni, in giro per l'Europa e in giro per il mondo. La squadra di club è la moglie di una vita, la Nazionale l'amante per solo sesso, se va male nessun problema e nessuno strascico, se va bene gioia e festeggiamenti ovunque, come nel 2006. Questo è il destino della nazionale italiana, anche perché gli addetti ai lavori non è che la trattino meglio dei tifosi...Giocatori che per ogni minimo dolore vengono richiamati alla base, non sono certo un bel segnale, spesso questi dolorini sono pretestuosi, inventati, proprio per evitare che magari qualcuno si faccia male e salti le partite con la squadra di club. E allora non ci si lamenti poi che i tifosi seguono con distacco l'Italia. I giocatori stessi non la mettono in secondo piano? E gli allenatori? Antonio Conte ne è un esempio lampante, acerrimo avversario dei ct prima di essere lui stesso ct, acerrimo rivale degli allenatori di club dopo. 
é così, la Nazionale è un piacevole fastidio. A qualificazione raggiunta adesso basta eh, se ne riparla a giugno agli Europei, quando la squadra avvicinerà tutti al calcio, anche quelli che lo seguono meno, la gente si radunerà intorno alla tv per vedere le imprese dei nostri azzurri, che poi ricompariranno alla fine delle qualificazioni successive per i Mondiali del 2018. 
é così, e sappiamo anche che Conte ce lo rinfaccerà e ricorderà, magari con un'altra mitica conferenza in stile Siena "Voglio vedere poi chi sale su quel cazzo di carro!" dirà. Anche perché questa sembra una Nazionale molto ben costruita e che secondo me farà molto bene agli Europei. é una squadra tosta, grintosa, senza grandissimi fuoriclasse ma con moltissimi corridori di fatica, vedi Florenzi, Candreva, Eder. Inoltre ha un Antonio Conte in più che in una competizione di un mese può caricare a mille molti dei nostri giocatori e farli rendere al massimo. Se si punterà su questa gente, con magari un Insigne in più, un Verratti finalmente in cabina di regia al posto di un bollito Pirlo, si potrà davvero sognare in grande e salire noi tutti su quel cazzo di carro per festeggiare. 

sabato 3 ottobre 2015

Mission impossible, fare il giornalista in Italia


Oggi ho deciso di tornare indietro nel mio passato e parlarvi della ormai mia ex professione che probabilmente non riprenderò mai, l' amore tra me e lei non è mai sbocciato e forse alla fine è stato meglio così... Comincio a parlarvene partendo dal 2004, quando stavo per diplomarmi nel liceo scientifico linguistico in cui mi ero iscritto. Alla fine dell'anno tutti i professori ti pongono la fatidica domanda: "Cosa vuoi fare dopo?". Io non ero certo il ragazzo più maturo del mondo e quindi avevo ben pensato di fare il giornalista, sportivo... Quando rispondevo così i miei professori, che al tempo credevo non fossero poi così fiduciosi in me, mi guardavano esterrefatti, sconsigliandomi vivamente quella strada perché troppo ardua. Con la sfrontatezza e l'incoscienza di quegli anni io andavo dritto per la mia strada ed ero deciso a farlo, senza dare ascolto a nessuno (primo consiglio: fidatevi di quelli più grandi di voi, ne sanno di più, ci sono passati, professori compresi, quindi ascoltateli se danno qualche consiglio). Mi iscrissi alla facoltà di Comunicazione e cominciai i miei studi, convinto poi dell'esito della mia carriera. Feci all'incirca una cinquantina di esami per studiare 2000 materie, media non invidiale e laurea arrivata dopo 3 anni e mezzo. Ovviamente accettavo tutti i voti che prendevo senza rifiutarne mai, dritto per la mia strada, obiettivo prendere quell'inutile pezzo di carta e cominciare a lavorare. Nel frattempo nel 2008 mi è capitato di poter entrare a far parte di un quotidiano locale. Prima delusione, non potevo occuparmi di sport, ma di cronaca. Non mi piace occuparmi di cronaca, non mi piace la politica, allora passai ad occuparmi dei disservizi, e quindi scrivevo quantità enormi di articoli. 
Parliamo del mitico contratto che mi fu sottoposto appena assunto: contratto a progetto, articoli pagati 8 euro lordi per quelli che il direttore considerava importanti, 4,20 euro per quelli meno... L'importanza degli articoli era ad insindacabile decisione del direttore, che io neanche conoscei mai... Dovevo lavorare da casa, andare a fare foto per i pezzi, scriverli e inviare il pezzo, che poi forse sarebbe stato pubblicato. Dovevo essere disponibile ad ogni ora del giorno per seguire la cronaca, il tutto per al massimo 100 euro mensili. A quel punto pensai fosse meglio andare ad essere sfruttato nei campi di raccolta dei pomodori, probabilmente avrei guadagnato molto di più. Tutti mi dicevano, "ma dai, tanto è l'inizio, poi cambierà la situazione", una volta preso il tesserino di pubblicista, infatti avrei potuto ridiscutere la mia posizione, e ovviamente sarei stato cacciato senza scrupoli. Nel frattempo, cominciando a capire il verso di questa faccenda, cambiai indirizzo nella laurea magistrale spostandomi sulla comunicazione d'impresa, non continuando quindi col giornalismo. Avevo capito il funzionamento e mi era bastato. Per il tesserino da pubblicista dovevo avere determinati requisiti, come per esempio guadagnare 2500 euro in due anni se non erro, chiedo scusa se sto dando informazioni errate, ma più o meno questo era. Ovviamente io non sono mai arrivato a questa soglia con la paga da fame che avevo, quindi non sono mai diventato pubblicista, anche perché nel frattempo il giornale stava fallendo, e quindi addio ai miei ultimi 1500 euro guadagnati e alle buste paga, decisive per presentare la documentazione per il tesserino...O speriamo arrivederci. C' è una causa di fallimento in corso, speriamo di recuperare qualcosa. Nel 2028. 
Fare il giornalista, anche a questo livello è molto stressante. La gente ti chiama per scrivere questioni assurde: un giorno un padre mi voleva far scrivere un articolo contro la mia ex scuola perché secondo lui la figlia era stata bocciata ingiustamente. Sai quanti genitori ammettono che il proprio figlio merita la bocciatura? l'1%. 
Sei sempre costantemente a rischio querela, scrivi una cosa non vera e via con i guai giudiziari. Una volta mi fidai di un mio amico che mi diede una dritta e mi fece scrivere una balla, quasi querela, scuse successive sul quotidiano il giorno dopo e mega figuraccia e stress. 
Lite con i colleghi: addirittura un collega di un paese vicino mi promise le botte, di picchiarmi, perché avevo mandato un articolo secondo lui in ritardo. Io quel giorno ero stato una giornata intera all'università, ma a lui non importava. Allora gli dissi di venirmi a picchiare. Non venne e poi si scusò. 
Poi ci sono i politici, la peggior specie. Per quelli di destra sei di sinistra, per quelli di sinistra di destra. Mi hanno additato di essere entrambi. Ultimo episodio quello di una sindaca, che mi disse che scrivevo cavolate, perché riportavo dichiarazioni dei suoi avversari politici. Cioè Tal X diceva: la sindaca puzza, lei attribuiva a me questa dichiarazione, dicendo che scrivevo tutte cavolate... Cioè come si fa ad eleggere una così ignorante. Non so.
Poi ci sono le tragedie, cioè se uno non è portato, non può andare ad un funerale di un ragazzo giovane morto e fare foto e stare lì nella tristezza generale a fare una specie di sciacallo. Mi vergogno a guadagnare per questo. Non ci sarà niente di male ma bisogna esserci portati.  
Insomma dopo l'ennesima incazzatura decisi di lasciare il giornale non rinnovando quel contratto da schiavitù.  E così è finita per adesso, anche se ho ricominciato a scrivere tramite questo blog, almeno scrivo quello che mi pare, non rischio nessuna querela, se non mi va di scrivere non scrivo, se mi va sì. Nessuno mi dice niente, lo faccio gratis. Mi piace. Per chi vuole fare i giornalista questo è solo un caso, forse ad altri è andata bene, ovviamente come per ogni cosa ci vogliono le conoscenza giuste, e io al momento non ne avevo. Neanche oggi. Quindi pensateci bene, tanto solo pochi privilegiati possono farlo come mestiere per vivere, il resto sono persone sfruttate e sottopagate. Questa è la situazione di una delle professioni secondo me più importanti ma che purtroppo dà fastidio a troppi. Politica in primis che ancora non elimina l'ordine professionale, che incassa solo soldi dagli iscritti, per liberare finalmente il giornalismo da tutti questi ostacoli, lasciando a tutti la possibilità di poterlo fare, se trovano un posto decente e pagato sufficientemente. Pensateci bene aspiranti giornalisti, o bella raccomandazione o è davvero difficile. Il cane da guardia è legato.