sabato 30 gennaio 2016

Shandon 2004 - Shandon 2016, Back on board!


Son tornati! Non ci potevo davvero credere quando sulla loro pagina Facebook è uscita la notizia, gli Shandon di nuovo sul palco... Sono passati ben dodici anni e direi che senza la loro musica sono stati comunque peggiori di quello che avrebbero potuto essere. Allegria, ritmo e ska sono mancati, inutile negarlo. Non pensavo sarebbero mai tornati ma mi sbagliavo, il nome Shandon richiama ancora bellissimi ricordi e ottima musica, quindi giusto che siano ancora sulla scena, anche se con una formazione diversa. Ovviamente ho subito acquistato il disco, gli artisti che si amano devono essere sostentati, altrimenti adios musica! Il disco è ben fatto, divertente, leggero, con sonorità reggae e ska ben in evidenza. Direi che anche loro sono tornati indietro alle prime origini, agli albori, quando lo ska la faceva da padrone. Rispetto all'ultimo album "Sixtynine" le sonorità sono notevolmente diverse, meno rock e decisamente più ska. Nel disco spiccano senza alcun dubbio una cover di Proud Mary (Creedence Clearwater Revival) assolutamente fantastica e trascinante, la classica canzone che ti resta in testa per giorni e giorni, ritornello trombe in primis. E poi l'ultima del disco "Only love", un pezzo decisamente ben costruito e secondo me sopra la media. Il resto sono belle canzoni, il disco è godibile, quella mezz'ora di canzoni passano in fretta, in relax e divertimento. Bel lavoro di ri-esordio. 

Non sono invece passati in fretta dodici anni, che ovviamente hanno cambiato me e tutto quello che c'era intorno. Sono maturato, migliorato sotto tanti aspetti, peggiorato sotto molti altri. Nel 2004 ero in piena fase divertimento e spensieratezza, ora nel 2016 in piena crisi esistenziale e di certezze. Allora di certezze ne avevo a bizzeffe, oggi non più, pochissime. Le difficoltà col tempo aumentano, tutto si fa più difficile, si è purtroppo più consapevoli di moltissime cose che all'epoca si ignoravano. E forse era meglio così. Gli Shandon sono uno dei primi gruppi che ho ascoltato dal vivo ancora prima del 2004, nella Villa Comunale della mia città, piccolo spazio che conteneva centinaia di persone, gli Shandon in kilt e tantissimo divertimento. Sembrano anni lontani anni luce, ma non è così. Si deve tornare a quei sentimenti e a quella spensieratezza. Forse con l'aiuto della musica degli Shandon tutto sarà più facile. O almeno una mano la darà. Back on board, viva gli Shandon!

giovedì 28 gennaio 2016

L'Inter si è persa, analisi di un (lungo) periodo di difficoltà.


Dopo Napoli-Inter di campionato, nessuno lo avrebbe mai detto o pensato che l'Inter capolista della Serie A fino a quel momento, avrebbe poi avuto un crollo così verticale da lasciare basito anche il più ottimista dei tifosi. In quella partita, sotto di due gol e con un uomo in meno, mise in enorme difficoltà lo squadrone di Sarri, colpendo due pali nel finale e sfiorando una clamorosa impresa. Una prova di carattere davvero enorme.  Da lì nel giro di poche partite la squadra nerazzurra riuscì a staccare il Napoli di 4 punti dando il via a quella che poteva sembrare una fuga per lo Scudetto. C'era chi parlava di fortuna e chi invece di un'organizzazione e di una difesa imperforabile. Chi aveva ragione? Provo ad analizzare. 

Da Inter-Lazio, giornata 17 del campionato, da un rassicurante +4, si è passati ad un clamoroso -6, nell'arco di 5 partite, l'Inter è riuscita a fare dieci punti in meno del Napoli, ad essere raggiunta e superata dalla Juventus che non perde mai e ad essere agganciata dalla Fiorentina, che ultimamente non brilla poi neanche tanto. Uno sperpero di punti clamoroso. Eppure infortuni non ce ne sono stati, grossi stravolgimenti tattici nemmeno, le cause probabilmente sono nell'atteggiamento della squadra e nella mancanza di un vero e proprio gioco d'attacco, tanto che nelle ultime partite, emblematica quella di ieri sera con la Juventus, la squadra milanese non riesce neanche a concludere, girando intorno all'area senza trovare mai lo spunto giusto per la conclusione. A gennaio direi che non è una bella situazione. A centrocampo la squadra non convince, con il 4231 è sempre in minoranza in mezzo e fatica oltremodo a tenere la palla. Con il 433 la squadra è più compatta, ma giocare con Felipe Melo e Medel è davvero un suicidio tattico e una rinuncia a priori al gioco. La squadra al momento non corre, non sviluppa movimenti senza palla, ha una difficoltà clamorosa nel trovare spazi e a far girare la palla, rendendola sterile dal punto di vista realizzativo. La difesa sembra sempre compatta, ma è Miranda quello che regge tutta la baracca, si è visto contro il Carpi, senza di lui Murillo e Juan Jesus non danno certamente la stessa dimostrazione di compattezza.

E andiamo ai singoli. Handanovic è sempre la solita sicurezza, uno dei migliori portieri della serie A. I terzini sono numericamente troppi e di qualità non eccelsa. Nagatomo e D'Ambrosio nonostante impegno e serietà, non sembrano proprio all'altezza, Telles è il migliore, ma non viene impiegato con continuità, Santon è sparito dai radar. Mi domando, ma quanto è meno forte di Nagatomo e D'Ambrosio? Perché non gioca mai? Perché è passato dietro nelle gerarchie anche al già ceduto e ripudiato Montoya? Mistero. Miranda è uno dei difensori più forti del mondo e fa sempre la sua figura, Murillo è calato, ma è sempre un difensore affidabile e in crescita, Juan Jesus ha sempre le solite amnesie da centrale, che probabilmente non è capace di eliminare. 

Il centrocampo é la più grande incognita. Felipe Melo ha buona presenza in campo, finché poi non impazzisce. Con la Lazio la sconfitta è tutto merito suo, con la Juve, dopo una buona partita, regala un bell'assist a Morata. Cali di tensione inspiegabili. Medel è l'unico sempre affidabile, ma da centrale, da mezz'ala sarebbe meglio non presentarlo. Kondogbia è vittima del costo del suo cartellino, per 35 milioni la gente aspettava un mezzo Messi, invece al momento si ritrova solo un buon giocatore, con ottime prospettive future, ma ancora inespresso. Gli daranno il tempo di maturare? Difficile. Brozovic sembra avere tutte le qualità al posto giusto ma è ancora discontinuo e viene impiegato troppo a corrente alternata. 

L'attacco è nota dolentissima. Jovetic è scomparso, sparito, assente. Improponibile da prima punta, non dà il meglio neanche da seconda o da trequartista. Un giocatore così dovrebbe fare la differenza in ogni partita, invece continua a latitare. Ljajic è il più in palla, corre, si sbatte, ottimi piedi, ma non conclude mai. La porta è un'opzione remota per lui, i compagni con movimenti assenti non gli agevolano mai il passaggio. Icardi sembra al momento un po' appannato, ma l'Inter non può farne certamente a meno, giocatore di livello mondiale, se servito al meglio e coinvolto di più, può fare e farà la differenza. Perisic dopo un ottimo girone di andata si è spento e al momento è molto giù di tono. Per il resto Biabiany corre e si sbatte, è una buona riserva, piedi rivedibili. 

Adesso arriva Eder (forse). Utile, sicuramente, ma come tutti gli acquisti di gennaio, non risolverà un giocatore le magagne di questa Inter, quindi inutile prendersela e additarlo subito come un brocco alla prima occasione mancata. Lo si può bruciare molto facilmente in queste situazioni.

La palla passa a Mancini, che al momento ha dato solamente una solida base difensiva alla squadra, senza però dargli un impianto offensivo di gioco di livello. Giocatori modesti, con ampie lacune, alcuni svogliati e disattenti fanno il resto. Ma sta a lui risolvere il puzzle e riportare la squadra a livelli accettabili, per lottare per il terzo posto. Altrimenti si prospetta una discesa all'inferno in stile stramaccioniano. 

E allora sarebbero dolori...

martedì 26 gennaio 2016

I laureati nuovi emarginati, la conferma dei dati


Le statistiche non mentono. I numeri non mentono. Questo grafico pubblicato da Repubblica qualche giorno fa, ripreso da una fonte Eurostat, fotografa appieno quella che è diventata una triste realtà, ossia che ormai i laureati sono i nuovi emarginati nel mercato del lavoro italiano, perché come si può benissimo vedere dal grafico, nel resto d'Europa il tasso di occupazione dei laureati è soddisfacente, per alcuni paesi è altissimo, con picchi che sfiorano quasi il 100% di occupati. 
In quasi tutta Europa è conveniente laurearsi, tranne che in Italia e in Grecia, paesi in cui conviene diplomarsi e cercare lavoro. Poi ci si domanda del perché le università si stanno svuotando. Ovvio no? Assicura un lavoro il fatidico "Pezzo di carta?". Assolutamente no. Perché i giovani dovrebbero formarsi e specializzarsi per poi non trovare nessun impiego? Anche io personalmente non suggerisco mai ai più piccoli di cominciare gli studi universitari, serve a poco. A livello personale, soprattutto mentale, serve a moltissimo, ma praticamente ti lascia disoccupato
Ai laureati italiani sarebbe convenuto nascere in tutti gli altri paesi europei, esclusi Italia e Grecia. Era meglio essere croati, spagnoli, bulgari, romeni, ciprioti, portoghesi, sloveni, irlandesi di tutte e due le Irlanda, francesi, polacchi, finlandesi, lettoni, ungheresi, belga, lituani, estoni, cechi, del Regno Unito, danesi, lussemburghesi, svedesi, olandesi, austriaci, tedeschi e maltesi. Tutto, meno che italiani. 
La nostra percentuale è poco più alta del 40%, un dato vergognoso per un paese come il nostro, che dovrebbe far riflettere sulla situazione di tanti nostri giovani. Ultimamente anche i programmi televisivi si stanno riempiendo di disoccupati, a Masterchef, gara di cucina, sono ormai più i disoccupati che partecipano rispetto a chi decide di cambiare vita o lasciare il proprio lavoro. Sabato nel programma di Gerry Scotti in cui chi non sa le risposte sprofonda in una buca, c'era un concorrente bravissimo laureato in filologia romana se non erro, 30 anni, disoccupato. 
L'Italia è un paese che non occupa i migliori cervelli che ha e poi ci meravigliamo che niente migliori e niente cambi. 
Come sto vedendo dalla mia personale esperienza, i laureati sono assolutamente emarginati, non vengono presi in considerazione per lavorare come pasticceri, camerieri, operai, commessi, perché non si sa. Facendo una domanda ad un consulente del lavoro, sul perché i laureati non vengono presi in considerazione per posti di lavori meno qualificati, lui rispose che il datore si domanda "Cosa si aspetta questo da me?". Se io laureato, faccio domanda per fare il cassiere del supermercato, cosa mi potrò aspettare mai se non di fare il cassiere del supermercato? Mi aspetterò mai di fare il direttore? No, sarò pronto e motivato per quel tipo di lavoro. Altrimenti non farei proprio una domanda per quei posti. Sono laureato, certe cose le capisco. Oppure avranno paura che se uno trova un posto migliore se ne va. Non credo sia un problema rimpiazzarlo, nel caso remoto in cui uno possa migliorare posizione sociale. 
Poi per i pochi posti per laureati invece si crea un'eccessiva domanda, che porta solo pochi a poter lavorare. C'è una ressa per questi posti e pochi fortunati riusciranno a spuntarla.
Poi i laureati non hanno esperienza. Questo perché l'Università così com'è strutturata dovrebbe essere rivista. Sarebbe necessario studiare, ma accompagnare lo studio con pratica, quotidiana, che faccia curriculum. Così che alla fine il curriculum è più ricco di esperienze pratiche. Quella che sembrano cercare tutti gli imprenditori.
Infine le Università stesse ci dovrebbero mettere a disposizione contatti reali con le aziende, non abbandonarci dopo aver preso il fatidico pezzo di carta. 
Io una soluzione ce l'avrei. Il governo dovrebbe studiare una misura, una nuova legge sul lavoro, che preveda grossi sgravi fiscali per chi assume un laureato. Secondo me a quel punto gli imprenditori, pur di risparmiare, così come successo con gli sgravi contributivi del Jobs Act, aprirebbero loro le porte, consentendogli di poter fare anche quei lavori per i quali ora non vengono presi in considerazione. Questa secondo il mio modestissimo parere, è l'unica misura che potrebbe davvero aprire le porte del mondo del lavoro a milioni di laureati italiani. Altrimenti non resta che emigrare in qualsiasi stato europeo, in cui si avranno certamente più possibilità di essere presi in considerazione. 

P.S.: Tutti questi discorsi non valgono assolutamente nulla per i raccomandati, per loro le statistiche non contano. 

giovedì 21 gennaio 2016

La responsabilità sociale di Sarri


Che bella l'Italia quando succedono questi episodi! Come sempre tutti si sentono in diritto di dire la propria sull'insulto sessista di Sarri a Mancini, perché non dovrei farlo io? 

E parto da una premessa semplice: Sarri, come tutti gli allenatori ed i calciatori di Serie A e serie inferiori, in quanto facenti parte di una categoria con molta visibilità e molti privilegi, dovrebbero almeno rendersi conto di avere una responsabilità sociale, almeno verso i più piccoli, ai quali dovrebbero dare un esempio, che possibilmente dovrebbe essere positivo. Se si accetta il fatto che un allenatore strapagato sdogani le parole "frocio" e "finocchio", allora siamo vicini alla fine, vicini al tutto è concesso perché alleno una squadra di calcio. 
E invece non è per niente così, questi personaggi hanno una responsabilità verso la società, perché, oltre a venir pagati per allenare, nel loro compenso rientra anche questo, la responsabilità, il reggere alle pressioni (anche in caso di sconfitta, cosa che, a Sarri purtroppo è mancata) e la sportività. Che Sarri intenda insultare un'altra qualsiasi persona dandogli del "frocio" e intendendolo proprio come un insulto alla persona, è un problema suo e della sua ignoranza, di cui purtroppo la maggior parte degli italiani soffre. 
Diciamo la verità, il problema non è Sarri in se, ma quello che rappresenta, cioè quella parte di Italia che non accetta ancora la sessualità degli altri con serenità, ma che in loro ne vede inspiegabilmente una minaccia. Io sono per la libertà assoluta, essendo etero, perché mi dovrei preoccupare o sentirmi minacciato dai gay? Ognuno ha la libertà di praticare e vivere la propria sessualità liberamente, non danneggia di certo nessuno. Ma questa convinzione nel non accettare l'altro è radicata nel nostro paese, purtroppo. Oltre al signor Sarri, tutti i giorni si sentono frasi di scherno e insulti del genere, quindi , ripeto, il problema non è Sarri in se, ma il fatto che in Italia ci si trovi nel 2016 in questo stato medievale del pensiero. 
Poi non si può discutere di questo in ambito calcistico, perché Sarri rappresenta una squadra di calcio e qui subentra il tifo, che annebbia il cervello di molti, che sparano sentenze credendo che si tratti di un tentativo di destabilizzare il Napoli, quando è evidente che Sarri si è destabilizzato da solo, prima con gli insulti in campo, poi con le scuse patetiche di fine partita, in una conferenza stampa grottesca e di bassissimo livello. Quando si discute di queste tematiche, il tifo dovrebbe essere lasciato fuori, e invece predomina, come purtroppo in Italia accade da sempre. Si toccano i temi seri e nessuno dice niente, tocchi una squadra di calcio, apriti cielo!
Altra cosa grave è l'invocare il silenzio sulle cose di campo. Sponsorizziamo l'omertà, bene. Certamente uno con quel lauto stipendio che ha, un professionista deve anche tener segrete le cose che accadono in campo. Che grande spot per il calcio, uno sport dove nessuno può essere quello che è, deve nascondersi e far sembrare tutto "normale". Tutto sereno. Bello schifo.
Quindi anche questa volta in Italia, si perderà l'occasione per discutere seriamente di questo problema, l'omosessualità resterà un tabù come lo è sempre stato, tutti si sentiranno in diritto di insultare in quel modo le persone, e oltre al calcio, che come sempre ne esce sconfitto, ne uscirà sconfitta l'Italia intera. C'est la vie, c'est l'Italie. 

domenica 3 gennaio 2016

Il calcio al tempo delle feste, calcio italiano ancora indietro


Mi rendo conto che in questo post scriverò cose ovvie, scontate, moltissime le pensano, tifosi, appassionati, ma non chi le dovrebbe pensare, ossia la Federazione Italiana Giuoco Calcio, no. Nel bel mezzo delle festività natalizie, in cui ci sono almeno due week end e tanti giorni di festa, il calcio italiano si ferma. Una forma di intrattenimento e spettacolo si blocca e ricomincia quando per tutti ricominciano gli impegni e non si ha il tempo di seguire le partite, parlo ovviamente dell'andare allo stadio, perché bene o male in tv tutti riescono a vederle, anche se negli orari più improponibili (ma la tv interessa alla Figc, i tifosi no). Mentre al cinema escono i film più attesi, proprio perché la gente ha più tempo libero per andare a vederli, proprio mentre ci sono 8000 iniziative di qualsiasi tipo in giro, per lo stesso ovvio motivo, lo sport più seguito in Italia decide di fermarsi e non giocare, ignorando le esigenze del pubblico e dei tifosi, che poi, ricordiamolo, sono sempre quelli su cui si regge questo fantastico sport e i loro ingaggi milionari (senza retorica). Il sindacato dei calciatori presieduto da Tommasi, resiste ed insiste inspiegabilmente per aver quella settimana di vacanza durante il Natale che blocca il campionato. E stiamo parlando di una categoria di "lavoratori" tra le più avvantaggiate del mondo, in questo senso il campionato e il loro lavoro si ferma per quasi un mese durante l'estate, più una settimana durante l'inverno, cosa che altre categorie di lavoratori sognano ad occhi aperti. Senza contare che si tratterebbe di allenarsi un paio d'ore al giorno, quindi un bel part-time al 25%, cioè roba da ridere. giocare un paio di partite, e avere qualche turno infrasettimanale in meno durante l'anno ad orari improponibili. Per essere una delle categorie più privilegiate del mondo, devi anche fare qualche minimo sacrificio (?!?), come, secondo loro, sarebbe questo. Anche perché in Inghilterra si gioca praticamente sempre, adesso si gioca anche in Spagna, siamo rimasti solamente noi tra i grandi campionati a non giocare, esclusa la Francia, che non è nei primi tre. Lì si gioca, stadi pieni, atmosfera di festa, i giocatori pare non si lamentino e giochino senza alcun problema, regalando giornate di passione, divertimento ed entusiasmo alle persone che accorrono in massa negli stadi, liberi da impegni di lavoro vari. Ma noi no, recepiremo questa "novità" forse nel 2026 dopo strenue battaglie, per modernizzare un mondo calcistico che sembra sempre andare contro gli interessi di chi quel mondo lo sostiene dalle fondamenta, i tifosi. Sarebbe forse il caso di andargli incontro per una volta? 

Ps: (Anche perché poi l'ultima giornata prima di Natale, i calciatori pensano alle vacanze e non giocano come dovrebbero. Quando ricominciano non sono in forma perché sono stati fermi una settimana. What else?