sabato 14 maggio 2016

Siamo tutti un po' politici

I politici sono disonesti, ma noi cittadini siamo meglio?

I politici sono il bersaglio principale di ogni critica e i primi tacciati di rubare, fare i furbi e cose del genere. Di questo ne sono convinto anche io, i politici si muovono in un ambiente pieno di interessi, di affari più o meno chiari, di personaggi loschi che difendono chissà quali ideologie. é un ambiente che in qualche modo ti porta a fare degli errori, in cui molti, forse il 99% non sono in buona fede e anche il più buono e il più onesto può incappare in personaggi particolari che in un modo o nell'altro portano i politici all'errore, magari per difendersi, sotto ricatto o chissà per quali oscure ragioni o rendiconto personali. 
Ma io mi domando, noi cittadini, siamo meglio? O i politici sono il risultato della nostra cultura, e quindi espressivi di un modo di fare e di un modo di essere tipico dell'essere italiano, a qualsiasi livello?

La camera dei deputati senza politici

Io propendo per la seconda. I politici non fanno gli interessi dei cittadini. E questo è verissimo. Ma i cittadini, fanno qualche volta l'interesse della comunità? A me sinceramente, sembra proprio di no. Tutti fanno gli interessi propri anche singolarmente, e se ognuno di noi potesse mettere le mani nel barattolo della marmellata, senza dubbio ce le metterebbe. Esempi? Moltissimi, dalle cose più piccole alle cose più serie. Primo: i raccomandati. Chi non è a favore di una società meritocratica, in cui i meritevoli dovrebbero occupare le posizioni più importanti e di responsabilità nella società? Tutti. Quante persone si rivolgono a politici ed altre personalità più importanti per avere una raccomandazione ed avere un buon posto di lavoro? Il 99% di noi, me compreso. Se se ne ha la possibilità si cerca sempre di approfittare, la meritocrazia può attendere. 
Prendiamo un operaio. Un esempio. Un operaio qualunque lavora in uno stabilimento che produce caramelle. Se si va a casa dell'operaio, quante confezioni di quelle stesse caramelle troveremo? 
Ho anche vissuto esperienze di persone che approfittano addirittura di far parte di una determinata comunità della Chiesa per appropriarsi indebitamente di soldi, materiali e quant'altro, tutto quello che viene donato e che dovrebbe servire per la comunità di riferimento. Gente senza scrupoli anche in questo campo. Io ne sono rimasto letteralmente scioccato, ma succede, anche per piccole cose di approfittarsi di qualunque cosa. Parlo proprio di fedeli, di semplici cittadini, non di preti, vescovi o figure religiose varie. 
Quindi secondo me purtroppo, i politici italiani sono un'espressione del nostro modo di fare e di essere che parte dal semplice cittadino che non conta singolarmente nulla, per arrivare alle più alte gerarchie dello Stato, dirette espressioni del popolo. 
Si dovrebbe cambiare il modo di pensare dalla base, dalle piccole cose, essere più corretti sempre, non parcheggiare sulle strisce gialle, non sostare dove non si può, non cercare delle amicizie importanti per avere favori di ogni genere, non chiedere al vigile di poter stare cinque minuti dove non si può, non gettare rifiuti a terra o abbandonarli ovunque. Magari, così facendo, con il passare del tempo migliorerà anche la nostra classe politica e tutto quello che ci circonda. 
Cerchiamo però di cominciare noi, abbandonare la furbizia, i piccoli favoritismi e senza dubbio con il passare del tempo, tutto migliorerà. Ne sono certo. Ma ci vuole un cambio di mentalità radicale, che sinceramente, non sono certo che possa avvenire. 

sabato 30 aprile 2016

L'Eurostat lancia l'allarme sull'occupazione dei laureati, l'Italia non ci sente.

(foto corriereuniv.it)

L'Italia è penultima nella graduatoria europea dei laureati under 35 che trovano lavoro entro i tre anni dal titolo. Solo la Grecia fa paggio di noi. Stiamo parlando di una percentuale del 57,5%, ossia poco più della metà. Per fare un confronto indicativo, in Germania la percentuale è del 93,3%, cioè più di 9 su 10 (93 su 100), mentre noi ci fermiamo a meno di 6 su 10 (57 su 100). Vuol dire che in territorio tedesco meno di un laureato resta disoccupato entro 3 anni, mentre in Italia più di 4 su 10. Una differenza notevole. Vuol dire che ben 43 laureati su 100 hanno fatto grossi sacrifici per nulla (me compreso). 
Esiste quindi un grosso problema laureati ma nessuno lo vuol vedere, almeno a livello governativo. 

Nell'ultimo concorsone per la scuola, i laureati in lettere in prima istanza non erano stati accettati, perché per il bando e per chi l'ha scritto, la laurea non è sufficiente per insegnare. Lo stesso stato italiano non riconosce le lauree che conferisce. E per le quali investe. Uno che ha studiato lingue per cinque anni non sarebbe in grado di insegnarle. Adesso dopo vari ricorsi i laureati sono stati accettati ma con riserva, nel senso che magari si partecipa al concorso, lo si vince e poi magari un Tar decide di estrometterli di nuovo.

Lo stato italiano non riconosce i titoli accademici in molti campi. Basti pensare al giornalismo: sono necessari due anni di praticantato ben retribuito per iscriversi all'inutile albo, rimasto in piedi per questioni economiche. Mentre la laurea in Scienze della Comunicazione non basta per avere il tesserino. Perché bisogna prima farsi sfruttare per un po', poi se tutto va bene si può avere il tesserino. Così almeno si pagano le tasse all'ordine dei giornalisti (neanche fossero i templari) per scrivere. Per lavorare. Per avere tutti i privilegi di far parte di questa casta. Ma perché non diventa una libera professione come tante, dove i più bravi (forse) possono far carriera? 

Intanto nel governo, ma anche all'opposizione, nessuno ha mai proposto una legge o un'iniziativa per favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, men che meno i laureati. 
C'è un grosso problema occupazione giovanile, ma nessuno se ne fa carico, è all'ultimo posto dell'agenda politica, che è troppo interessata ad altre questioni che a loro volta non interessano a noi. 
Ma tant'è, la politica vive in un mondo diverso dal nostro, e probabilmente non se ne rende neanche conto, o forse più probabile, fa finta di non rendersene conto. 

E il problema laureati e giovani disoccupati resta al palo, così come il paese...

venerdì 22 aprile 2016

Aveva ragione Spalletti

(immagine presa da www.sportfair.it)

Gli avvenimenti dei giorni scorsi, con Totti decisivo in quattro giorni con tre gol e quattro punti guadagnati dalla Roma, non hanno fatto altro che confermare che la gestione di Totti da parte di Spalletti è quella giusta. 
Le partite di Bergamo e quelle in casa con il Torino hanno confermato che il capitano giallorosso è ancora decisivo, ha i colpi del campione, una classe immensa, ma che deve essere centellinato proprio come sta facendo il tecnico toscano (da una parte Spalletti sta gestendo bene il calciatore, ma male la comunicazione, perché sminuire l'apporto di Totti come ha fatto dopo la partita con l'Atalanta, è decisamente sbagliato, ingiusto e penalizzante per un campione del genere, serve solo a tirarsi addosso le antipatie della tifoseria). Lo stesso Totti dovrebbe capire che questa potrebbe essere la sua fortuna anche per la prossima stagione, dovrebbe accettare di giocare 10, massimo 20 minuti a partita, per poi entrare e decidere i match, come solo i grandi campioni sanno fare. Totti è senza dubbio il calciatore tecnicamente più forte della serie A, tutti quelli che giocano al suo posto, da Salah ad El Shaarawy, da Dzeko a Perotti, sono decisamente inferiori sotto questo aspetto, ma hanno dalla loro parte l'età e una corsa che il capitano a 39 anni non può più avere. Entrando così nel finale, con gli altri stanchi, Totti potrebbe decidere le partite in pochi minuti grazie anche solo ad una giocata, ad un tiro da fuori, ad un calcio di punizione, o a un colpo di genio qualsiasi. Non serve ormai giocare 90 minuti, dover correre per tutto il campo per magari poi uscire stanco e senza soddisfazione, meglio decidere così, da campione le partite. Questa potrebbe essere un finale di carriera assolutamente entusiasmante e degno della sua storia di calciatore da leggenda. 
Pensaci capitano, pensaci...

mercoledì 20 aprile 2016

La classe operaia va all'inferno


Da disoccupato, spesso e volentieri mi sono trovato ad "invidiare" le persone che lavorano, quelli che, a differenza mia, ce l'hanno fatta ed hanno un impiego. Ovvio che quando si è in una condizione di privazione, si desidera ardentemente quello che che non si ha, credendo che la vita di quelli che questa cosa ce l'hanno, sia tutta rose e fiori. Ma purtroppo non è così. 

Ascoltando diverse testimonianze di operai, quelli che mandano avanti un'azienda, quelli senza il cui lavoro non esisterebbe la produzione, non ho potuto far altro che notare che la classe operaia viene quotidianamente bistrattata dall'imprenditore di turno. Non sarà una condizione generalizzata, ma i diritti dei lavoratori vengono ogni giorno calpestati da imprenditori senza scrupoli, che approfittano della situazione attuale di crisi lavorativa e occupazionale, per abbassare ogni giorno i diritti acquisiti in anni e anni di lotte operaie dai lavoratori. é proprio il caso di dire che la classe operaia non va più in paradiso come nel celebre film con Gian Maria Volonté, ma va dritta all'inferno. 

Alcuni imprenditori di oggi approfittano della scarsità di posti di lavoro per non avere opposizione, per tenere sotto scacco e sotto "ricatto" gli operai, "tanto se non fai quello che dico io, fuori c'è la fila di chi è disposto a prendere il tuo posto...". Un ricatto latente, magari non espresso chiaramente, ma che aleggia nell'aria come un fantasma, pronto ad insinuarsi nella mente delle persone, che sono costrette ad accettare qualsiasi condizione lavorativa, ad accettare umiliazioni, il tutto per mantenere quello stipendio che permette ad un operaio di mandare avanti la famiglia, pagare le bollette, magari il mutuo. I sindacati ormai non possono nulla o quasi contro l'imprenditore, solitamente una volta rifiutata la trattativa, il sindacalista abbandona il terreno, perché ormai non può far leva su niente, o magari anche lui ci guadagna qualcosa. Minaccia uno sciopero? E chi aderisce? Tutti, come si faceva un tempo? Non credo. Chi per un motivo, chi per un altro, non parteciperebbe, lo sciopero risulterebbe inadeguato e magari coloro che aderiscono puniti, o forse direttamente licenziati, con tutti quelli che ci sono in coda per prendere il loro posto... 

Non dico che la crisi economica sia stata indotta per questo, ma forse questa ipotesi non è tanto campata in aria. Le persone ormai sono costrette ad accettare tutto, perché un altro posto di lavoro dove lo trovano se perdono l'attuale? Sarebbe molto difficile. Quindi magari si accettano turni di lavoro massacranti, straordinari non pagati, permessi non retribuiti, il vestiario ormai lo si deve comprare per sé, dati presi dai badge contraffatti, controlli piuttosto "lenti" di chi dovrebbe controllare che tutti i diritti vengano fatti valere, intimidazioni sotto forma di lettere di richiamo, licenziamenti facili e pretestuosi.

Tutto questo accade per ignoranza, perché alcuni imprenditori non capiscono che se loro hanno molto denaro, fanno belle vacanze, hanno belle case e comprano belle macchine, il merito è tutto di coloro che si alzano al mattino alle 5, e vanno a lavorare nella loro fabbrica. Un operaio contento, rilassato, coinvolto, è un operaio produttivo, sereno, sbaglierà di meno, si lamenterà di meno, produrrà di più. Un operaio terrorizzato, nervoso, scontento, produrrà sempre meno, e sarà sempre meno fedele, sbaglierà di più. A chi converrebbe tenerlo contento ed orgoglioso del proprio lavoro? La risposta è semplice. 

La classe operaia è oggi all'inferno, troverà la forza per tornare ad essere forte e compatta come una volta?  Anche gli operai stessi hanno le loro responsabilità perché nessuno ha più il coraggio di tentare di rompere lo status quo esistente, nessuno si oppone più come una volta, mentre all'interno della classe operaia stessa, le divisioni la fanno da padrone. Il dividi e comanda è ancora molto attuale, la classe operaia dovrebbe reagire. Altrimenti resterà all'inferno ancora per molto...

lunedì 18 aprile 2016

Il fallimento del referendum, la credibilità e la chiarezza della politica.


Il referendum è fallito. Il quorum non è stato raggiunto, tutto resta com'è, con le trivelle funzionanti, ancora in moto, le estrazioni che continuano, non è cambiato niente, solo che si è avuto modo di capire che nel nostro Paese tanta gente non vota più, non ha interesse a farlo, non viene coinvolta in questioni così importanti ma soprattutto non crede più nella politica. E come dargli torto?

Questo era un referendum in cui la questione puramente politica in se doveva essere assolutamente secondaria, e invece i partiti si sono fiondati come avvoltoi sul referendum per trasformalo in un pro Renzi ed un anti Renzi. Sì per dire no al premier, e viceversa. Generando confusione, a livello comunicativo soprattutto. Tutti indistintamente, hanno portato avanti una verità parziale, nessuno ha spiegato davvero bene in cosa consisteva il referendum, se ne sono dette e scritte di cotte e di crude tanto che il cittadino medio, che solitamente è restio ad informarsi, non ci ha capito nulla ed ha preferito non esprimersi. I partiti ormai non sanno più come recuperare la loro credibilità e continuano a sbagliare a livello di comunicazione, cercando di portare l'acqua al proprio mulino in qualsiasi occasione, magari non raccontando tutta la verità. E con la conseguenza di perdere ancora credibilità e voti. 

D'altronde come fa il cittadino a fidarsi di partiti e politici vari, come fa ad andare a votare, quando ormai anche il voto ha avuto un ridimensionamento di importanza davvero notevole. L'ultimo governo Berlusconi è stato sostituito dal governo Monti che ha governato per due anni senza essere stato votato da nessuno. Mentre dal 2014 ad oggi abbiamo un governo Renzi che va avanti nonostante non sia stato votato da nessuno. Quindi adesso, quando per il referendum si parlava dell'importanza di votare, la gente si sarà anche sentita presa in giro. Adesso per il referendum il voto è sacro, mentre ci facciamo governare da un uomo che non abbiamo votato noi. I dubbi sull'importanza permangono, votare è un diritto sacro ed inviolabile, ma questo vale in certe occasioni sì e in altre no? Bisognerebbe mettersi d'accordo. 

Inoltre la gente è ancora scottata dal referendum sull'acqua pubblica del 2011, quando dopo aver votato, non ha visto cambiare assolutamente niente. Anche perché anche in quel caso non si votava per quello che si è detto, ma per aspetti diversi, mentre alla gente è stato comunicato che l'acqua sarebbe tornata pubblica, con notevoli vantaggi. Dove l'acqua è ridiventata pubblica? Credo da nessuna parte. Comunque gli effetti del voto non sono stati tangibili, e le persone hanno perso fiducia anche nell'istituzione referendum. 

Inoltre la questione era davvero complessa, ho letto, mi sono informato, ma alla fine, decidere se votare sì o no era davvero arduo. Tutte e due le posizioni avevano punti che mi convincevano, erano comunque posizioni condivisibili, la materia molto complessa, decidere non era assolutamente facile. Figuriamoci per chi non si è informato o solo parzialmente, magari ascoltando qualche politicante in tv. Capire, mission impossible. 

Per tutte queste cause secondo me il referendum è fallito, la politica, vivendo in un mondo a parte, darà le sue letture del voto, ovviamente non tenendo conto delle persone, delle motivazioni e delle circostanze. Penseranno ad un pro Renzi, ad un anti Renzi, a biasimare chi non ha votato, perché il voto è sacro, sì, ma solo quando lo dicono loro. 

venerdì 15 aprile 2016

L'ardua impresa di andare allo stadio in Italia


Andare allo stadio in Italia è diventata davvero un'impresa difficile, una mission impossible, tanto che ogni domenica le persone che decidono di andarci sono sempre meno, gli impianti si svuotano, mentre i divani si riempiono. D'altronde le tv pagano e le società sono interessate solo a questo. 
Qualche tempo fa decido, con leggerezza, di andare a vedere una partita di serie A, di cui non dirò le squadre coinvolte, perché credo che queste difficoltà le abbiano in tutte le città d'Italia. 

Non andavo allo stadio da ben 5 anni, dal 2011, e sembra un'eternità in termini di organizzazione e difficoltà logistica di andare ad una semplice partita di calcio. 

Passo 1: la tessera del tifoso

Come ben so, da qualche anno c'è bisogno di una benedetta tessera del tifoso per seguire la propria squadra in trasferta, fin ad ora non l'avevo mai fatta ma per fare il biglietto è assolutamente necessaria. Quindi mi collego al sito della mia squadra, riutilizzo foto vecchie di altri documenti, compilo il modulo online con millanta dati, pago, mi arriva la mail con il codice della tessera. Costo del tutto: 12,50 euro. Dimenticavo, ovviamente, se avessi sbagliato qualcosa, la foto, qualche dato o altro, i soldi non mi sarebbero stati restituiti e la tessera annullata. Tutto a favore del tifoso. Bene. Spero che tutto sia andato per il meglio e infatti dopo una settimana (sono stato fortunato, alcuni mi hanno raccontato di attese interminabili per riceverla) mi arriva questo pacco con la tessera, ma dalla lettera che la accompagna capisco che non è finita qui, la tessera non è attiva, va attivata portandola o allo stadio della squadra in questione, oppure in determinati punti vendita in cui può avvenire il riconoscimento. Una volta arrivati al punto vendita mi dovrò sottoporre ad analisi del sangue, alcool test, test di matematica, morra cinese ecc. Togliendo l'ultima parte è tutto vero. Il punto vendita più vicino casa mia è a 120 chilometri. Fortunatamente non serve presentarsi di persona, o forse sì, ma le biglietterie fanno un po' come vogliono, quindi capita che un mio cugino che deve venire a vedere la partita con me, debba recarsi nei pressi di un punto valido per il riconoscimento, gli do tutti i miei documenti, lui va e mi attivano la tessera... Un iter semplice e veloce che avrebbe scoraggiato molti, ma tant'è... Il primo passo per la conquista dello stadio è fatto! (ma quanta burocrazia...)

Passo 2: I biglietti

Per il settore ospiti sono disponibili solo 2000 biglietti, ma, chi non è iscritto a nessun club della squadra deve aspettare l'ultima settima prima del match per comprarli, perché i soci dei club hanno la precedenza. Quindi per avere il biglietto con certezza avrei dovuto spendere, 12,50 per la tessera del tifoso, 30 per la tessera del club, 25 per il biglietto, ben 67,50 euro per  essere certo di poter assistere ad una partita di serie A... Roba da pazzi. Insomma, ovviamente decido di non comprare i biglietti dal club e risparmiare 30 euro, se riesco vado a vedere la partita, altrimenti no. Primi segni di cedimento psicologico. 
Vengo a sapere che i club hanno risucchiato 1200 biglietti, ne restano 800. Qual'è il problema, ci si mette di buon ora davanti al pc, si aspetta aprano la vendita online ed è fatta. Ottimismo senza fondamento, la vendita è vietata online. Nel 2016 non vendiamo biglietti online. Evviva il progresso. C'è da fare la fila in qualche biglietteria. Cerco su internet i punti vendita che aprono il lunedì mattina presto, ne trovo uno, perché molti o non aprono il lunedì, o aprono tardi, quindi potrebbero finire i biglietti. Telefono al punto vendita per informazioni, mi dice che ci proveranno a fare questi dannati tickets. Bene. Il lunedì successivo di buon ora mi metto in macchina, e vado nel punto vendita che apre alle 9, per essere uno dei primi, vado alle 8 e sono il primo. Ormai è una questione di principio. Il tipo della ricevitoria mi dà dei foglietti di carta con una penna, devo addirittura fare i numeretti alle persone che verranno dopo. Ottimo. Almeno passo il tempo. Faccio i biglietti a questi poveri disgraziati come me e arrivano le nove,  ma vengo a sapere che la ricevitoria ha un tot di biglietti ordinati per parenti e amici, che deve fare prima di tutti. Legale o no che sia, la ricevitoria apre alle 9 e 10 circa, entro, sono il primo, ho il mio biglietto! Finalmente! 25 euro (?!?) e poi ci si lamenta perché la gente non va allo stadio. Chi lavora avrebbe potuto fare tutto questo? Ma qualcuno ci pensa a questo? No.

Passo 3: L'arrivo della squadra

Questa è una punizione che decido di infliggermi da solo, andiamo a vedere l'arrivo della squadra in un albergo nelle vicinanze,  lo faccio soprattutto per mio cugino più piccolo (diciamo di sì...) che non avrà molte altre occasioni di rivivere esperienze del genere. Andiamo lì e c'è una marea di gente in attesa. Arriva il bus, calca incredibile, i poliziotti ci tengono fuori dal piazzale invece di agevolarci nella visione di questi calciatori che scendono dal bus, ma all'arrivo del mezzo, si scatena il parapiglia, le forze dell'ordine non reggono più nessuno, la gente scavalca e va dentro distruggendo letteralmente una siepe, solo per vedere i giocatori dal vivo. Tanta repressione all'inizio, poi le forze dell'ordine si fanno sorprendere da una siepe. Bene. Inizialmente rimango fuori per non partecipare ad azioni così vandaliche, poi con più calma entro e non vedo assolutamente nulla. I calciatori ci fanno il piacere di salutare dalle finestre dell'albergo, c'è chi giura di aver visto anche figure celestiali, a me invece sembra di partecipare ad un grosso acchiappa la talpa, con calciatori che si affacciano in finestre diverse ogni tot di minuti. Decido di andarmene a casa. 

Passo 4: il giorno della partita

La partita è alle 15, primo problema è il parcheggio. Dopo il pranzo. Abito a 10 minuti dallo stadio, però per vedere una partita alle 15, per trovare parcheggio, parto da casa alle 12 e 30. 2 ore e mezzo prima. Parto, città blindata, passaggi segreti attivati, itinerari strani, polizia ovunque, di ogni tipo a deviare traffico e auto. Un caos. Riesco ad accedere ad un parcheggio, decido che è meglio mangiare fuori dallo stadio, quindi in macchina. Vedo che c'è molta gente che la pensa come me. Tutti in macchina a mangiare. Mangio il mio panino leggero, poca acqua perché i servizi igienici diciamo che non sono un granché, quindi meglio evitare. Finito il salutare cibo, decido di entrare per evitare le file del controllo più tardi. Trovo l'ingresso del settore ospiti, molta polizia, la partita è considerata ad alto rischio. Iniziano i controlli. Prima il biglietto con documento. Fatto. Secondo altro biglietto con visione del documento. Uno prende la carta d'identità, la guarda, ha dubbi se quello in foto sono io, lo passa ad un altro steward che decide che sono io. Bene, posso entrare. Vengo sommariamente perquisito, aspetto che perquisiscano mio cugino che ha una piccola sacca con i k-way anti pioggia dentro. Non lo avesse mai fatto. Parte la perquisizione, svuotano il sacchetto, trovano un giornale che ingenuamente abbiamo raccolto nei pressi dello stadio, sospettano sia un infiltrato dell'altra tifoseria. Gli chiedono se ha stemmi della squadra di casa da qualche parte, gli rispondiamo di no, può passare. Rimette tutto nello zaino, mentre fa questo un poliziotto ci invita ad andare ad aspettare dentro dopo 5 secondi in cui siamo impegnati nella ricostruzione del sacchetto. Vado in bagno, meglio del previsto, poi in curva finalmente. Trascorro le due ore più tranquille da quando ho deciso di andare allo stadio, anche se sotto la pioggia mi bagno dappertutto. Un dettaglio. 

Passo 5: il post partita

Partita ad alto rischio. Usciamo tutti insieme con i tifosi di casa, quelli venuti da fuori risalgono sui bus e se ne vanno. Quelli che invece sono della stessa città o delle zone circostanti, ma di tifo opposto, escono dal settore e sono subito in strada insieme ad i tifosi di casa. Partita ad alto rischio. Cosa succederà mai? Alcuni imbecilli si scontrano con alcuni tifosi di casa e si picchiano, si lanciano pietre e si danno aste di bandiere sulla schiena. Arriva la polizia in massa e ferma tutti presidiando la zona. Con qualche semplice precauzione tutto questo probabilmente si sarebbe potuto evitare, ma tant'è. Mentre sto uscendo sento urla, e vedo polizia e gente correre verso di me, negozianti impauriti chiudono le serrande, io mi posiziono vicino ad una parete fermo per evitare qualche manganellata, schiaffo e sassata che sia. Dopo qualche minuto di concitazione finalmente riesco ad arrivare alla macchina, fare due ore di coda e tornare a casa per le 18 e 30. Una bella giornata di sport. 

Se ci si chiede come mai la gente non va più allo stadio, in questo articolo ho tentato di dare qualche risposta. Traete voi le conclusioni. é più facile vederla in tv o dal vivo? Chi lavora ha tutto questo tempo a disposizione per burocrazia varia, biglietti, parcheggi, controlli e quant'altro? 
Questa è l'odissea di chi vuole vedere una partita di calcio. é tutto normale?    

giovedì 14 aprile 2016

Per farla semplice, guida pratica al referendum. Gestire il post trivellazioni



Questo è il testo che ci troveremo di fronte nel referendum a cui dovremo partecipare il prossimo 17 aprile (un po' criptico come tutti i referendum, ma la questione è piuttosto chiara, e non si tratta di scegliere tra trivellazioni o no, queste sono già state vietate e non potranno più essere fatte, si tratta di scegliere,  in parole povere,  se sfruttare ancora quelle già esistenti o meno):

Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?

In pratica non c'è da scegliere tra chi è a favore delle trivellazioni e chi no, come tutti i media hanno semplificato in questi giorni, e anche tutti i partiti politici, in quanto le trivellazioni sono già state vietate, quindi non potranno essere iniziate di nuove in mare aperto. Si tratta di scegliere se far continuare a sfruttare quelle già esistenti (ne sono rimaste una decina) fino ad esaurimento del metano e gas estraibile o se bloccarle già da adesso, con effetto immediato. Si tratta quindi di gestire un post-trivellazioni, in quanto queste sono già state fatte negli anni scorsi, si tratta solo di decidere se continuare lo sfruttamento, tanto il danno ambientale è già stato fatto, o se interromperlo immediatamente, con la possibile conseguenza che l'Italia sarà costretta a comprare questo tipo di energia dall'estero. 

In pratica chi vota Sì vuole bloccare queste piattaforme di estrazione da subito, con il danno ambientale già compiuto con le trivellazioni, mentre chi vota NO vuole che l'estrazione continui fino ad esaurimento dei materiali estraibili, tanto la trivellazione è già stata fatta e quindi meglio estrarre quello che si deve estrarre e poi addio trivellazioni per sempre. D'altronde il futuro sono le energie rinnovabili, per fortuna. 

venerdì 8 aprile 2016

Quanto ci costano i mesi di 28 giorni delle compagnie telefoniche?

(immagine presa da www.ispazio.net)

Qualche settimane fa la mia compagnia telefonica, mi ha comunicato che per loro il mese non dura più 30, 31 o 28 o 29 giorni, ma sempre 28, cioè quattro settimane. Una rivoluzione copernicana. Ma visto che non siamo più nel MedioEvo nessuno li taccia più di eresia. Nessuno protesta, nessuno si lamenta. E loro intascano soldi.

é vero che in un mese ci sono 4 settimane, ma non durano 28 giorni tutti i mesi, c'è una sola eccezione che è Febbraio, che le compagnie telefoniche hanno deciso di far diventare la regola. Hanno rivoluzionato un calendario che è in vigore da 2000 anni solo per guadagnare diversi euro in più su ognuno di noi, milioni di euro se si calcolano tutti gli abbonati in Italia, ormai tutti hanno uno smartphone con piano dati annesso. 
Facciamo qualche conto prendendo ad esempio il mio piano tariffario: prima pagavo 12 euro al mese per 30 giorni, adesso pago sempre la stessa cifra per 28 giorni. Vediamo la differenza. 
Un anno è composto di 365 giorni, quindi con i mesi da 30, in un anno avrei coperto 360 giorni, quindi con una differenza di 5, che avrei pagato in più ogni anno e che in 6 anni mi avrebbero portato un aumento di 12 euro. Ogni sei anni avrei pagato 12 euro in più. Un prezzo decisamente accettabile. Alla fine dell'anno avrai pagato 12 euro per 12 mesi, quindi 144 euro annui. 

Nell'ipotesi attuale dei mesi di 28 giorni, già perdiamo 2 giorni al mese, ovviamente a favore delle compagnie. Facendo un rapido calcolo, per coprire i 365 giorni annui io pagherò 13 mesi, perché con 12 arriverei a mala pena a coprire 336 giorni. Quindi in pratica alla fine pagherò 13 mesi (12 per 13 mesi di 28= 156) per la cifra di 156 euro annui, con un giorno che mi avanza, perché riesco a coprire 364 giorni. In pratica spenderò  12 euro in più l'anno, un euro al mese, perché loro hanno deciso così, senza che nessuna legge sensata glielo possa impedire. Nessuna protesta di noi consumatori, nessun impedimento legislativo.
Con questo stratagemma le compagnie telefoniche intascano ben 1 euro al mese in più da me, moltiplicatelo per i milioni di utenti vittime di questo cambiamento epocale! Sono milioni di euro che le nostre compagnie ci prendono in tasca e lo mettono nel loro portafoglio. Vi sembra giusto?

Schema riassuntivo (ESEMPIO)

MESI DA 30 - 

COSTO MENSILE: 12 EURO 

SPESA ANNUALE: 12 x 12= 144 euro (copertura di 360 giorni)

MESI DA 28

COSTO MENSILE: 12 EURO

SPESA ANNUALE: 12 X 13 = 156 EURO (COPERTURA DI 364 GIORNI)

AUMENTO NETTO DI 12 EURO ANNUI, 1 EURO PER OGNI MESE REALE PER OGNI CONSUMATORE PER MILIONI DI UTENTI. 

mercoledì 6 aprile 2016

Kurt Cobain, montage of heck


Kurt Cobain è un cantante che rappresenta moltissimo per me, a distanza di 22 anni dalla sua scomparsa (5 aprile 1994, avevo 9 anni e non avevo minimamente l'idea di chi fosse) , ascolto ancora quotidianamente gli album dei Nirvana che continuano a suscitarmi emozioni, ricordi, sensazioni. Cobain rappresenta per me la figura di un genio della musica che non è riuscito ad adattarsi a questo brutto mondo, tanto da sentirsi costretto a lasciarlo a soli 27 anni, proprio quando da questo mondo veniva sì accettato, ma anche vivisezionato e fatto a pezzi quotidianamente. Tutta la ricchezza e la fama non hanno significato niente per lui, questo mondo era troppo complesso e lo aveva rifiutato già troppe volte. 
Ho visto ultimamente il documentario "Cobain: montage of heck" del regista Morgen, che è riuscito ad accedere a filmati, registrazioni ed altre rarità con la complicità della figlia e della ex moglie del cantante. Non le trovo mai operazioni sensate quelle di andare a scovare nelle rarità e nell'intimità di una leggenda del rock come lui, ma d'altra parte anche io ero curioso di vedere cosa ne fosse uscito fuori. E devo dire che personalmente il documentario mi è piaciuto molto, restituisce un quadro dell'artista nudo e crudo, anche se ovviamente un indirizzo (un punto di vista) da parte del regista e della famiglia sarà stato inevitabilmente dato, ma ognuno è libero di interpretare come vuole quello che vede.  
Per me che non ho vissuto direttamente quegli anni,  l'ascesa dei Nirvana al vertice del rock mondiale, questo docu-film è stato preziosissimo per ricostruire il clima dell'epoca, soprattutto dopo l'esplosione del fenomeno Nirvana. Nella prima parte viene fuori un ritratto privato e tutta la crescita personale dell'uomo, reso fragile da una separazione traumatica dei genitori e dal rifiuto conseguente che ricevette prima in famiglia e poi a scuola, per finire nella società del tempo. Ne viene fuori un ritratto di una persona geniale ma allo stesso tempo fragile, debole e insofferente. Circondato da un mondo che non accetta e non condivide, in cui si sente ostaggio e prigioniero, alla ricerca di una felicità e di una normalità mai trovata, con un vuoto dentro che non verrà mai colmato, neanche dalla fama, dai soldi e dalla notorietà, che si trasformeranno in un boomerang pochi anni più in là. 
Nella seconda parte del documentario, vengono messi in evidenza gli attacchi della stampa, l'invasione della privacy, la curiosità morbosa dei media e l'amore per la moglie e per la figlia sempre attenzionata da servizi sociali e media. Una persona che si è sempre sentita rifiutata e mai accettata, anche nel momento in cui c'erano milioni di persone che lo adoravano e amavano, pronti a proclamarlo come profeta di un'intera generazione. 
Ma la sua iper sensisbilità non gli ha permesso di prendersi la responsabilità di questo ruolo, troppo grande per lui. 
Un iper sensibilità che lo porta a prendere 67 pasticche di sonniferi solamente per il fatto di aver saputo che la moglie aveva avuto il pensiero di tradirlo, solamente un mese prima di quel fatidico aprile di 22 anni fa. Un mese dopo la tragica decisione che ci ha privato di una delle menti più geniali che la musica rock abbia mai espresso. Cosa avrebbe potuto fare Kurt Cobain in questi anni, musicalmente parlando, purtroppo, non lo saprà mai nessuno, abbiamo certamente perso un valore inestimabile, un contributo che poteva essere davvero preziosissimo. Ma d'altra parte,"With the lights out, it's less dangerous..."

mercoledì 30 marzo 2016

Trapattoni forever!

(foto dal The Guardian online)

Nessuno tocchi Giovanni Trapattoni! La migliore seconda voce e commentatore della storia oggi è al centro di qualche polemica per il suo linguaggio utilizzato durante l'amichevole Italia-Germania di ieri sera. Stendiamo un velo pietoso sulla partita e sull'atteggiamento dell'Italia e parliamo quindi dell'unica nota lieta della serata, Giovanni Trapattoni al commento, é uno spettacolo. 
C'è poco da dire, ascoltare il commento poco (tecnico) e molto tifoso del Trap è assolutamente l'unica nota lieta del giornalismo sportivo Rai degli ultimi 10 anni. Sempre telecronache piatte, commentatori mediocri, trasmissioni discutibili con un altrettanto discutibile senso dell'umorismo come "Zona 11 Post meridiem". Basta a tutto questo. Finalmente qualcuno ha avuto la brillante idea di mettere Giovanni Trapattoni come commentatore tecnico. Già ai tempi in cui allenava con successo in Italia e nel mondo, il Trap ha sempre rilasciato interviste memorabili, in italiano, in tedesco e in inglese. Ha deliziato le orecchie di tutti i tifosi e appassionati di calcio ed oggi allieta le telecronache delle partite dell'Italia, con un linguaggio schietto, imprecazioni, incoraggiamenti e suggerimenti, come se stesse ancora allenando. Nessuna o poche pillole tattiche o tecnicismi, ma un "... orcozzio" dopo un errore di Thiago Motta, un "porca puttana" a denti stretti e i consigli a Buffon al momento del calcio di rigore. Anche sul 4-1 qualsiasi italiano ha riso almeno una volta nell'arco dei 90 minuti. A me sinceramente questo spirito piace, invece di avere un commento tecnico di un ex calciatore che giudica tutto e tutti con supponenza e saccenza, come accade troppo spesso, mi piace la compagnia di Trapattoni che potrebbe essere ognuno di noi che impreca, dà consigli e tifa come uno qualsiasi dei tifosi. Allo stadio, davanti alla tv o alla radio. Agli Europei ci regalerà momenti storici e inimmaginabilmente divertenti, anche nei momenti più difficili. Una risata la strapperà sempre e ci rappresenterà nel più degno dei modi, con brillantezza e vivacità, e anche con un po' di rudezza. Questo siamo noi, questo è Giovanni Trapattoni, evviva Trapattoni e che nessuno lo tocchi, orcozzio!

venerdì 25 marzo 2016

Mad Max Fury Road, è un futuro tanto lontano?


Mad Max Fury Road é l'ultimo di una serie di film fantascientifici ambientato su un pianeta Terra post-apocaliptico, devastato e reso invivibile dall'uomo stesso. Di questi film ne vedo molti e tutto ciò parte addirittura dalla mia infanzia, essendo stato un grande appassionato di Ken Shiro, detto "Il guerriero" ambientato negli stessi paesaggi post-apocalittici, in quel caso dopo una guerra nucleare. In Giappone 30 anni fa si ponevano già questo tipo di problemi, mentre io, da piccolo, non mi chiedevo e non mi ponevo il dubbio di come mai questi personaggi si trovassero perennemente in guerra, in un pianeta ormai morto e abbandonato, senza più un briciolo di verde. 
Ora a 30 anni questi dubbi me li pongo e non faccio molta fatica a credere che tra 50 o 100 anni ci potremmo trovare in questa condizione, nella medesima in cui si trova la Terra nel film Mad Max Fury Road, un mondo senza più verde, desertico, in cui l'acqua è un bene dei più preziosi e in cui un tiranno la utilizza come mezzo per trattenere il potere su tutto il resto della popolazione. Emblematica la scena in cui c'è il tiranno che apre i rubinetti per far scorrere l'acqua sulle teste della popolazione che attendeva con bacinelle varie di avere un po' del prezioso liquido. Come oggi ci troviamo di fronte a potenti che usano denaro, lavoro e petrolio come mezzo per legittimare la loro predominanza sugli altri, tra 50 o 100 anni, quando avremo sfruttato e ridotto ai minimi termini il nostro pianeta, è possibile che ci troveremo di fronte a potenti che sfrutteranno il poco verde e la poca acqua rimasta per governare il mondo. Questa volta mi sembra che questo futuro non sia poi così lontano e impossibile da realizzarsi. 
L'uomo continua a perpetrare i soliti comportamenti masochistici di sempre in nome di qualche religione, del potere, del denaro, dell'avidità e del guadagno a tutti i costi. Si continua a combattere guerre create dal nulla, senza motivazioni valide (tranne quelle economiche), o che possano sembrare più o meno plausibili al grande pubblico, anche se l'obiettivo vero è il vil denaro. Interessanti quelle persone che ancora credono a motivazioni ideologiche o religiose varie, e non sono sprovveduti, ma parlo di giornalisti, gente del mestiere, che si diverte a creare tensioni nelle persone, con la scusa della religione o di chissà quale idea. Ma probabilmente lo fanno perché sono semplicemente in malafede. Così si sponsorizza la caccia al musulmano, al rifugiato, al diverso, facendo leva sulle paure della gente. Un comportamento vile e pericoloso. Ma il mondo ormai è piena di questa gente, che si muove per difendere chissà quali interessi. 
L'uomo continua a non capire nulla dei suoi comportamenti, a non imparare niente dal passato, a non ricevere insegnamenti da guerre e avvenimenti vari succeduti non 1000 anni fa, ma anche solo 10, all'interno dell'Europa, vedi le varie guerre sanguinose della ormai ex Jugoslavia. 
L'uomo sfrutta l'ambiente, inquina, combatte, uccide, crea tensioni, sottomette e pensa solo all'oggi. Mentre domani, ci potremmo trovare nell'epoca di Ken Shiro, in un mondo folle (siamo già molto vicini all'obiettivo), come quello di Mad Max Fury Road.  

martedì 22 marzo 2016

Il punto sulla serie A e pronostici


Mancano appena otto giornate al termine del campionato, ben 24 punti in palio e diversi obiettivi ancora in gioco. Come all'inizio del campionato, (a proposito, a fine anno riprenderò quell'articolo per vedere se qualche pronostico lo ho azzeccato), è ora di riprendere ad analizzare la classifica proprio in vista del rush finale, quello decisivo, quello che ci svelerà tutti i risultati definitivi e insindacabili. Lo farò analizzando obiettivo per obiettivo.
Questo il campionato è il più incerto degli ultimi anni, vedremo se nelle prossime 8 giornate qualcosa cambierà, se ci saranno sorprese o stravolgimenti proprio sul rettilineo finale. 

SCUDETTO, DUELLO JUVENTUS NAPOLI

Il duello scudetto sarà senz'altro questo, speriamo almeno fino all'ultima giornata. L'esito è senza dubbio incerto, la Juventus non perde una partita in campionato da mesi, ha recuperato moltissimi punti a tutti, ed è arrivata lì, in pole position per l'obiettivo più importante, quando nessuno, dopo 10 giornate ci avrebbe scommesso un euro. Si poteva facilmente prevedere una risalita, ma non di queste dimensioni. Quindi la vedo certamente favorita, per carattere, gioco e blasone, è una squadra che difficilmente si fa sfuggire un obiettivo del genere. Dall'altra parte il Napoli è stato più regolare nel suo andamento, ha resistito fin ad ora all'allungo juventino superando tutti gli ostacoli grazie anche ad un Higuain in condizione fantastica, 29 gol con ancora 8 giornate da giocare. Spaventoso. Dalla sua parte c'è l'entusiasmo e la voglia di vincere, ma al momento faccio fatica a credere in un crollo Juve, anche se la lunga rincorsa potrebbe averla logorata. La differenza è minima, soli 3 punti, 70 a 67 il punteggio. Le mie percentuali:

JUVENTUS 60%
NAPOLI 40%

CHAMPIONS LEAGUE, UN POSTO PER TRE (ROMA, INTER, FIORENTINA)

La classifica in questo caso parla chiarissimo: la Roma è nettamente avanti a tutti e strafavorita per raccogliere l'ultimo posto utile per accedere al preliminare di Champions. Soprattutto dopo l'ultima partita che l'ha vista pareggiare contro l'Inter diretta avversaria. Un pareggio faticoso ma che peserà tantissimo. L'Inter stessa appare in ripresa, ma i due mesi disastrosi di inizio anno alla fine peseranno e i punti persi negli ultimi minuti di diverse partite sono e peseranno come un macigno. La squadra è tornata a girare grazie anche ad un Perisic strepitoso. La Fiorentina invece sta subendo un trend opposto a quello dei nerazzurri ed al momento sembra in forte calo. 2 punti raccolti nelle partite contro Verona e Frosinone non sono un buon viatico per la fine del campionato, così come non lo è il gioco appannato delle ultime settimane. La classifica vede la Roma a 60, Inter e Fiorentina appaiate a 55. 5 punti sono molti, gestirli per la Roma non dovrebbe essere un problema. Le mie percentuali:

ROMA 50%
INTER 30%
FIORENTINA 20%

EUROPA LEAGUE, LOTTA PER IL TERZO POSTO DISPONIBILE

Due dei posti occupati da chi è in lotta per la Champions, sono pressoché sicuri, almeno di crolli incredibili di Inter e Fiorentina, il quarto e il quinto posto dovrebbe essere il loro. Il sesto posto dovrebbe al momento qualificare la squadra in Europa League, in quanto la finale di Coppa Italia tra Juventus e Milan mette in palio un altro posto in Europa. Nel caso vincesse la Juventus il sesto sarebbe da Europa League, lo stesso se vincesse il Milan, che passerebbe direttamente ai gironi della coppa europea di minore prestigio. é molto probabile inoltre che il sesto posto sia occupato dal Milan stesso a fine campionato, in quanto il Sassuolo, staccato di soli 4 punti, non sembra essere maturo per tale obiettivo, visto che continua enormemente a faticare con le piccole. Nonostante un distacco contenuto al momento il Milan è nettamente favorito per l'Europa. Le mie percentuali:

MILAN 75%
SASSUOLO 25%

SALVEZZA, IN 8 PER DUE POSTI

Questo è senza dubbio l'esito più incerto di tutti. Dal Genoa con 34 punti in giù, tutti possono essere coinvolti, nessuno può stare tranquillo, visto anche che Carpi e Frosinone ultimamente stanno battagliando e raccogliendo punti: il Carpi in primis, che nelle ultime due giornate ha raccolto ben 6 punti, battendo nello scontro diretto i ciociari. Dando il Verona per spacciato, dovrebbe recuperare 9 punti nelle prossime 8 gare, al momento tra queste solo il Carpi sembra in ascesa, il Genoa in ripresa, mentre per il resto sono tutte squadre discontinue o in piena crisi. Torino, Atalanta, Sampdoria, Udinese e Palermo sembrano squadre senza identità e che rimangono in forte pericolo, in quanto hanno pochissimo vantaggio sulle dirette inseguitrici e in più sembrano in gravissima crisi di gioco e identità. Molto in bilico la situazione del Palermo, disastrosa la gestione Zamparini quest'anno, che stenta a riprendersi ed è una delle principali candidate alla retrocessione. Il Torino è in crisi nera da diverso tempo, l'Atalanta non vinceva da diversi mesi una partita, la Sampdoria è altalenante anche se ha sempre i giocatori validi per salvarsi, mentre l'Udinese è una delle altre squadre che vedo seriamente in pericolo. Il Frosinone sta facendo il campionato che dovrebbe fare, grave la sconfitta con il Carpi, ma non tutto è perduto, il pari con la Fiorentina dice molto della grinta e della voglia dei ciociari di salvarsi. Difficile ma non impossibile. In questo caso fare delle percentuali è impossibile quindi dividerò le squadre in ascesa, discesa, stabili.

ASCESA: GENOA E CARPI
STABILI: ATALANTA, SAMPDORIA E FROSINONE
IN DISCESA: TORINO, UDINESE E PALERMO
QUASI RETROCESSA: VERONA

Questa è la mia personalissima analisi, vedremo a fine anno come andrà a finire. Per il momento solo Lazio, Chievo ed Empoli sembrano fuori da qualsiasi gioco, speriamo almeno non si ripetano partite come Empoli-Palermo in cui si accetta lo 0-0 senza giocare la partita (anche se non mi spiego ancora quale sia stato il vantaggio del Palermo a prendere un punto ad Empoli...).

sabato 19 marzo 2016

Europa amara

(immagine cinquequotidiano.it)

Il bilancio del calcio italiano in Europa è negativo. Senza se e senza ma. Inutile chiamare in causa arbitri, complotti e importanza della nostra federazione quando è talmente evidente che le nostre squadre sono inferiori alle altre. Nei quarti di finale non ci sarà nessuna italiana e alla fine è giusto così. Nessuna lo ha meritato. 
La mia analisi parte dalle sconfitte più recenti. 

Capitolo Juventus. Nel doppio confronto con i bavaresi, la Juventus in fin dei conti ha retto bene il confronto contro una delle squadre più forti d'Europa. Con due partite quasi identiche nello svolgimento,  ma a ruoli invertiti. Nella prima Bayern in completo controllo per 60 minuti e Juve che acciuffa il pari nei venti minuti finali. Nel ritorno Juve completamente in controllo del match per 70 minuti, poi la debacle. 4 gol in 40 minuti non sono da grandissima squadra, dopo aver preso il primo gol la squadra si è abbassata troppo rinunciando anche a ripartire, un paio di disattenzioni hanno permesso i due gol tedeschi, che poi sono diventati 4 nei supplementari. Se non si è riusciti ad eliminare una grande squadra come il Bayern in questa occasione, quando se ne avrà un'altra di trovarla così in confusione? Difficilmente avverrà di nuovo, grossa occasione persa. L'alibi degli arbitri non reggono, soprattutto se quando si ricevono piccoli favori si dice che l'arbitro non conta, mentre quando si ricevono torti allora diventano determinanti. Delle due l'una. 

Capitolo Roma. Un'altra occasione persa. Un Real Madrid così in confusione tattica difficilmente ricapiterà, sorretta solo dai singoli. Non fare un gol in due partite a questo Real è stato davvero uno spreco enorme, i quarti erano senza dubbio fattibili. Se non si passa in queste condizioni contro squadre del genere, quando ci si qualificherà per i quarti? Forse mai. 

Capitolo Lazio. Incredibile la batosta rimediata in casa contro una delle squadre meno forti presenti agli ottavi di finale, dopo l'1-1 dell'andata nessuno avrebbe pensato ad una debacle del genere. Questa Lazio è davvero meno forte dello Sparta Praga? Se non si battono i cechi, come si può pretendere di contrastare altre squadre che vengono da campionati più importanti? Impossibile.

Capitolo Fiorentina e Napoli. Due delle squadre migliori del nostro campionato non riescono a battere Villareal e Tottenham. La Fiorentina non è mai stata in partita contro gli inglesi, surclassati nel turno successivo dai tedeschi del Dortmund, mentre il Napoli, una delle pretendenti per lo scudetto, è uscita, anche con un po' di sfortuna contro la quarta classificata del campionato spagnolo. 

Credo che tutte queste eliminazioni debbano far riflettere sullo stato economico, tecnico e tattico del calcio italiano, ormai non più in primo piano nel panorama calcistico internazionale. Ogni partita ormai va giocata e non ci si può considerare favoriti contro nessuno. Anzi, forse il contrario.
La mancanza da qualche anno delle milanesi dall'Europa ha creato un danno non indifferente in termini di ranking, in quanto stiamo parlando delle squadre con più titoli internazionali europei, Milan in primis con 7 coppe dei Campioni, 3 i successi dell'Inter, l'ultimo nel 2010 per una squadra italiana. La loro assenza pesa, perché i due club hanno sempre portato moltissimi punti all'Italia, mentre adesso il loro contributo è zero. In previsione del prossimo anno probabilmente i due club si qualificheranno per la prossima Europa League. Speriamo che si sappiano far valere come sempre e che nel frattempo ricostruiscano entrambe una squadra migliore per portare acqua al mulino del calcio italiano. 

martedì 15 marzo 2016

The miracle di mister Claudio Ranieri

(foto Lapresse)

Sarebbe un vero e proprio miracolo, un'impresa incredibile. Claudio Ranieri é vicinissimo a compiere una delle pagine più belle della storia del calcio mondiale, portare una squadra di periferia del calcio inglese a vincere uno dei campionati più belli ed affascinanti del mondo, la Premier League. Lo farebbe un tecnico che metterebbe una ciliegina sulla torta ad una onestissima carriera, con gavetta, grandi squadre, qualche trofeo, e qualche delusione. Uno che solo a guardarlo sembra una persona seria, educata, preparata e buona. Lo è già, ma potrebbe diventarlo ancor di più, uno dei simboli del calcio italiano e del modo di fare le cose all'italiana, nel modo giusto, in senso positivo. 
Non sono un amante del calcio di Ranieri, in linea di massima non è un tipo di gioco che mi piace, in generale poco offensivo, più portato a difendere che ad offendere, poco spettacolare. Non sono un tecnico, quindi giustamente, prendete queste valutazioni da semplice osservatore. Ma quest'anno, con una squadra certamente inferiore come rosa ad almeno 8-9 squadre di Premier, sta compiendo un vero e proprio "miracle", come dicono gli inglesi. Ieri sera una nuova vittoria contro il Newcastle, grazie ad una spettacolare rovesciate di Okazaki, uno dei tanti semisconosciuti in questa squadra. Se la si legge sembra una di quelle formazioni che si avevano a disposizione quando si iniziava la Master League a Pes, una ventina di  anni fa: Schmeichel, Drinkwater, Kantè, Mahrez, Morgan, Huth, Albrighton, Vardy, Schlupp, Simpson, Ulloa, Fuchs. In poche parole una serie di sconosciuti che all'inizio del campionato, probabilmente erano conosciuti solo a Leicester. Ranieri ha saputo trasformali in una squadra, soprattutto lottatrice e tenace, con qualche picco di talento davvero importante, come Vardy e Mahrez, che hanno certamente fatto fare quel salto di qualità tecnico alla squadra. 
All'inizio si poteva pensare ad un exploit momentaneo, ma dopo 30 partite, l'impresa é vicinissima a compiersi. La classifica vede il Leicester con 5 punti di vantaggio sul Tottenham, 11 sull'Arsenal che ha una partita in meno, 12 sul City, sempre con una partita in meno, 16 sullo United che ha speso cifre incredibili sul mercato, 18 sul Liverpool e ben 23 sul Chelsea di Abramovich. Una squadra che in casa ha ottenuto più punti di tutti, 32 ed anche in trasferta, ben 31. Vardy capocannoniere con 19 gol. Mahrez conta ben 11 assist. Kanté uno dei migliori centrocampisti centrali dell'intero campionato. Numeri spaventosi. Solo la differenza reti al momento è in svantaggio, +22 contro i +29 del Tottenham. 
Adesso mancano 8 partite alla squadra di Ranieri, in casa contro Southampton, West Ham, Swansea ed Everton, fuori casa con Crystal Palace, Sunderland, Manchester United e Chelsea. 
Un calendario difficile, ma abbordabile, per una squadra che ha dimostrato sin dall'inizio di non avere paura delle grandi squadre e di avere la giusta mentalità provinciale per battere le piccole. 
Ovvio che interrompere qui questo sogno sarebbe davvero crudele, tutti quelli che seguono il calcio sperano nel miracolo Leicester perché significa credere ancora nei sogni e nelle imprese impossibili, significa credere in un calcio diverso, dove non vince sempre chi spende di più, il grande club o lo sceicco di turno, significa credere che il calcio è e può essere ancora imprevedibile e appassionante, significa credere nelle favole. 
Una favola scritta e diretta da mister Claudio Ranieri, un italiano di un'altra pasta. I believe in miracles. 

venerdì 11 marzo 2016

La credibilità delle notizie su internet


Sono un laureato in comunicazione e per questo oggi vi parlerò della credibilità delle notizie su internet che è un tema che mi sta particolarmente a cuore, visto che il navigatore italiano medio, sembra non essere capace di distinguere una notizia vera da una falsa e abbocca praticamente a tutto, soprattutto all'amo dei clickbait. Su internet potete trovare di tutto, ma sopratutto bufale, e sinceramente, nella maggior parte delle volte, non riesco a capire come si possa cadere in notizie davvero imbarazzanti, che mettono a nudo la superficialità dell'italiano medio, che legge al massimo il titolo della notizia, non va in profondità a nulla, l'importante è che trovi qualcosa di cui indignarsi e sparlare, anche e soprattutto a sproposito. I social network hanno acuito tutti i nostri difetti e ci fanno sembrare sempre più inadeguati. Ma i metodi contro le bufale ci sono eccome. Ne elencherò qualcuno. 
Per prima cosa leggete la fonte della notizia: il nome del sito è fondamentale, molte volte è simile a quello dei grandi giornali italiani, ma manca sempre qualche dettaglio, c'è un punto in più, un indirizzo con diversi punti in mezzo, qualche errore di ortografia, oppure sono del tutto sconosciuti. Per strada, ci fideremmo di perfetti sconosciuti? No. Perché online sì? Perché probabilmente ci fa comodo quello che leggiamo. 
Secondo: usiamo internet per cercare di tutto, invece per verificare le notizie mai. é troppo complesso andare su google, ricercare le parole chiave e verificare se la notizia viene riportata almeno da un organo di stampa o anche non prettamente di stampa, attendibile e serio che conoscete?  Perdere quei 10 secondi in più potrebbe essere decisivo per non cascarci. 
Terzo: anche se a volte si verificano fatti assurdi anche nella realtà, se leggete un titolo troppo provocatorio, o troppo esagerato, diffidate. Spesso questi articoli sono specchietti per le allodole, fanno parte di quel fenomeno chiamato clickbait: loro vogliono solo il vostro click, perché ci guadagnano. Quindi attenzione anche a questo. 
Quarto: esistono delle pagine online che fanno questo lavoro di verifica per noi e sono presenti sui social, basta seguirle e loro ci sveleranno molte delle bufale e delle truffe presenti in rete. Senza alcun dubbio consiglio bufale.net , una delle più serie e preparate presenti in rete, potete cliccare sul link che ho messo io o andare su Facebook cercarli e iscrivervi alla pagina; poi la pagina della Polizia dedicata ai social network Una vita da social , in cui vengono smascherate soprattutto le truffe online e dove potrete avere tantissime notizie di grande utilità per chi ogni giorno utilizza i social network. 
Quinto: ormai i social pullulano di pagine satiriche che riprendono fatti o circostanze simili alla realtà per fare satira su qualcuno o per farci cascare i creduloni della rete. Sono pagine che io personalmente trovo divertenti, ma che a volte creano qualche problema agli indignati seriali, che, ahimé, credono anche a queste presunte notizie, quando si tratta di pura e semplice satira. Quando qualcuno posta la foto di un cantante e dice che quello è un immigrato delinquente stupratore, e che lo stato gli versa 40 euro al giorno per vivere, non condividete subito, cercate di capire di chi si tratta in qualche modo, per evitarvi figure barbine. 
In definitiva internet è una grandissima risorsa per tutti, un mondo libero dove si possono esprimere opinioni liberamente, cercare e trovare tutto quello che ci serve, ci sono servizi di ogni tipo, ma è anche un luogo pericoloso, in cui se non si sta attenti si può incappare in truffe, bufale e inganni vari. State attenti e verificate tutto, altrimenti farete la figura del poco intelligente e magari diffonderete allarmi e paure che non hanno modo di esistere. 

mercoledì 2 marzo 2016

James Joyce e la psicologia della disoccupazione





Poco prima di dormire, solitamente mi do alla lettura. Per dormire meglio, per svagarmi un po'. In questo periodo sto leggendo "Gente di Dublino" di James Joyce, una raccolta di racconti pubblicata nel 1914 ma concepita dall'autore all'incirca intorno al 1905-1906. Il libro è sicuramente affascinante, più che per le storie, sicuramente per le ambientazioni e la psicologia dei personaggi, che non compiono vere e proprie azioni, ma si trovano in situazioni, spesso di dialogo, anche a riflettere sulla loro condizione. Leggendo il racconto "I due galanti", mi sono imbattuto in questo piccolo estratto in cui uno dei due protagonisti pensa alla sua situazione che sta vivendo, ed ho trovato delle analogie a livello psicologico, con la mia situazione, anche se il contesto e il personaggio stesso sono decisamente diversi dal mio e da me:

"Era stanco di bussare a tutte le porte, di vivere di espedienti e di intrighi. In novembre avrebbe compiuto trentun anni. Non avrebbe mai avuto un lavoro come si deve? Non avrebbe mai avuto una casa sua?  Pensava a quanto avrebbe dovuto essere piacevole avere un fuoco acceso e un buon pranzo davanti al quale sedersi. Ne aveva fatta di strada con amici e ragazze. Sapeva quanto valessero quegli amici e conosceva anche le ragazze. L'esperienza gli aveva inasprito il cuore contro il mondo, eppure la speranza non lo aveva abbandonato del tutto. Si sentiva meglio dopo aver mangiato di quanto non stesse prima, meno stanco della vita, meno vinto nello spirito. Avrebbe ancora potuto sistemarsi in qualche angolino e vivere felice..."

Era stanco di vivere di espedienti e di intrighi. Ora io non vivo di espedienti (anche se il vivere "alle spalle" dei genitori lo si potrebbe anche considerare così), ma certamente questa stanchezza è la stessa che ho io. Sono stanco di cercare un lavoro, di vivere nella mia casa con i genitori, vorrei indipendenza e non vorrei di certo continuare a vivere con i piccoli guadagni che riesco a racimolare adesso. Questo passo mi dà proprio il senso di quello che prova un qualsiasi disoccupato, la stanchezza della precarietà, l'incertezza di un futuro quantomeno decente, il guadagnarsi qualcosa con piccole attività. Ovviamente lecite.
In novembre avrebbe compiuto trentun anni, esattamente come gli anni che compirò tra un mese. Sinceramente non mi sarei mai aspettato di stare ancora in questa situazione a trentun anni...
Non avrebbe mai avuto un lavoro come si deve? Non avrebbe mai avuto una casa sua? Pensava a quanto avrebbe dovuto essere piacevole avere un fuoco acceso e un buon pranzo davanti al quale sedersi. Queste sono le classiche domande che più o meno tutti i giorni un disoccupato si pone: ma nonostante tutti i sacrifici fatti, le lauree prese, i corsi frequentati, le esperienze lavorative, riuscirò mai ad avere un lavoro come si deve? Un lavoro pagato il giusto, in cui uno si sveglia la mattina, va lo compie e rientra a casa, in un ambiente familiare, favorevole, dove ci si sente davvero a casa. Ognuno riflette su quanto sarà piacevole una volta raggiunti questi obiettivi goderseli fino in fondo, giorno dopo giorno, davanti a quel fuocherello gratificante e rassicurante, senza più brutti pensieri nella testa. é ovvio che non tutti i problemi finiranno lì, ne arriveranno altri, forse di peggiori, ma al momento questo sembra il peggiore possibile...
L'esperienza gli aveva inasprito il cuore contro il mondo, eppure la speranza non lo aveva abbandonato del tutto. La speranza ovviamente c'è sempre, si spera in continuazione, qualcuno o qualcosa ci dà speranza, alcune volte fittizia, alcune volte con cattiveria, alcune volte senza basi. La disoccupazione inasprisce il cuore, lo rende più duro, fa crescere la malizia, la fiducia in amici, parenti e conoscenti vari scema sempre di più, perché non sempre, o quasi mai, parenti e amici ti capiscono o ti danno un vero e sentito appoggio. A volte giocano con la tua speranza, nessuno ti capisce fino in fondo, ed il disoccupato, alla fine, si incattivisce, o almeno perde molta del suo buonsenso e scopre la malizia, soprattutto degli altri e promette che in futuro sarà diverso, con meno scrupoli, verso tutti.
Si sentiva meglio dopo aver mangiato di quanto non stesse prima, meno stanco della vita, meno vinto nello spirito. Avrebbe ancora potuto sistemarsi in qualche angolino e vivere felice... Questo accade anche a me, la mattina ci si sveglia sempre un po' pessimisti, con poca speranza, con meno lucidità e meno ottimismo. Poi dopo un buon pranzo in famiglia, tutto sembra migliorare, si hanno maggiori speranze e si riesce a chiudere la giornata decentemente. Anche perché ad un certo punto arriva la cena, insieme ad un pacco di nuove speranze. L'umore peggiora verso sera, quando ci si sente di nuovo stanchi ed un pochino più sfiduciati. Il cibo ha davvero questo potere consolatorio, mette di buon umore, migliora le sensazioni. Adoro sempre di più il cibo, anche per questo motivo.
Questo è quello che ho potuto intravedere in questo piccolo passo dello scrittore irlandese, passo scritto nel 1906, bene 110 anni prima di oggi. La letteratura di qualsiasi genere è sempre attuale, le epoche storiche si ripetono, tutto torna. E questo passo senza dubbio lo dimostra. Leggere è sempre una buona idea. Senza possibilità di smentita. Leggere può renderti la giornata migliore, ti fa vivere esperienze che forse non avresti mai vissuto di persona, ti tiene il cervello acceso e ti dà sempre un motivo per andare avanti. Come diceva il grande Umberto Eco: Chi è analfabeta, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria;chi legge avrà vissuto 5000 anni:c’era quando Abele uccise Caino, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro

lunedì 29 febbraio 2016

La vittoria di Pirro









Secondo Wikipedia per vittoria di Pirro si intende "... per analogia utile negli affari, nella politica, nella giurisprudenza o nello sport per descrivere un successo inutile o effimero, dove il vincitore formale ne esce sostanzialmente male o senza vantaggi che giustifichino lo sforzo." (Wikipedia). Ecco, giovedì scorso mi sono trovato esattamente a questo punto, ho ottenuto una vittoria che però non mi ha portato alcun vantaggio pratico. Ovviamente sto parlando della mia travagliata ricerca di lavoro, che ha toccato il punto più alto, ma insieme più basso, da quando sto effettuando questa complicatissima ed estenuante attività per cercare occupazione sul suolo italico. Partiamo dal principio. 
Qualche settimana fa trovai su un sito di una delle più importanti agenzie del lavoro italiane, un annuncio, nella mia zona (miracolo), in cui una multinazionale farmaceutica richiedeva d'urgenza uno stagista in risorse umane, anche con una minima conoscenza delle buste paga, anche solo per aver frequentato un corso. Quest'anno da settembre a dicembre ho frequentato un corso per la redazione delle buste paga con software Zucchetti e mi sono addentrato in questo mondo complesso delle leggi sul lavoro. Per un disoccupato é il massimo... Tanto per provare ho inviato il mio curriculum, in quanto il mio profilo corrispondeva esattamente a quello ricercato. Inserirmi in una multinazionale con uno stage è al momento la mia più alta aspirazione possibile. 
Passa qualche giorno e martedì mattina l'agenzia mi contatta, chiedendomi se sono ancora disponibile. E già questa per me era incredibilmente una grande notizia, non facevo un colloquio da moltissimo tempo, nessuno per mesi ha ritenuto valido il mio curriculum per nessun altro ruolo. Emozione, lacrime, gioia, allegria ma anche una certa dose di panico, mi preparo per il colloquio che si sarebbe tenuto tre ore più tardi nella sede. 
Tutto pronto e speranzoso entro, mi siedo affianco ad un termosifone (c'erano 20 gradi quel giorno), posto lasciatomi gentilmente libero da un altro ragazzo, aspetto che un'altra ragazza finisca di fare il suo per la stessa posizione. Ascolto, mi faccio un'idea. Al termine del colloquio alla ragazza non viene detto nulla riguardo a stipendio, durata, tipo di abbigliamento da utilizzare in azienda. Il tutto si chiude con il classico le faremo sapere.
Tocca a me. Mi siedo, solite domande di rito, studi, corso, precedenti esperienze, addirittura una parte di conversazione in inglese, nella quale, con soddisfazione, me la cavo benissimo. L'esaminatrice o come si chiama, sembra colpita. Nel finale di colloquio la stessa mi chiede se è un problema ricevere 500 euro al mese per sei mesi di stage: assolutamente no, non è un problema. Mi chiede se è un problema lavorare in giacca e cravatta: assolutamente no, lavorerei anche in mutande. Mi chiede se sono automunito, assolutamente sì. Addirittura già mi dice che c'è da lavorare più ore del dovuto: no problem.  Il tutto sembra presagire un esito positivo del colloquio. Benissimo, esco soddisfatto in attesa della fatidica chiamata, che incredibilmente arriva!
Giovedì a mezzogiorno squilla il telefono, rispondo con una certa ansia impappinandomi anche con il telefonino, non riuscivo proprio a rispondere, dopo qualche secondo di impasse ci riesco ed è proprio la voce dell'esaminatrice che mi parla: "Salve, mi scusi, le volevo far sapere che io ho proposto la candidatura all'azienda, ma al momento non prendono in considerazione profili come il suo, ci tenevo a farglielo sapere". Mi dice che mi terrà in considerazione per altre offerte e finisce qui. 
Praticamente ho finalmente superato un colloquio, convinto la reclutatrice (o come diavolo si chiama), ma l'azienda ha deciso di non puntare su di me. La classica vittoria di Pirro. Supero brillantemente un colloquio, ma l'azienda non mi accetta. Questa è decisamente la peggiore delle pagine di questa storia infinita, ancora una forte delusione, difficile da gestire, ma si supererà anche questa, nell'attesa che la prossima volta vada meglio. Però è un rospo difficile da digerire, molto grosso. Una delusione cocente, in qualche modo assurda, nel senso che cercavano un profilo come il mio, ma non accettano me. Avevo tutti i requisiti giusti, ma mi scartano ugualmente. Sono già troppo vecchio per uno stage? Per un'azienda? Il corso svolto non è valido neanche per fare uno stage da sottopagato? Mi sarebbe piaciuto sapere il perché dell'esclusione, sarei davvero curioso di saperlo. Ma non è possibile, e andremo avanti, con la convinzione che prima o poi sarà il mio turno. Per il momento è una vittoria di Pirro, accontentiamoci di questa e guardiamo al futuro con positività. To be continued...

mercoledì 24 febbraio 2016

Io sto con Spalletti, anche se Totti va capito e rispettato.


Francesco Totti è un grande campione, un grandissimo calciatore ma non è più quello della foto qui in alto (presa dalla Gazzetta dello Sport). La data di nascita del campione romano recita 27 settembre 1976, 39 anni compiuti, 40 tondi tondi a settembre. So che sono a rischio insulti da parte dei tifosi romanisti, d'altronde hanno fischiato Spalletti, che in realtà non ha avuto molto tatto nel gestire la questione, anche se si narra che sia stato Totti ha decidere di andare via da Trigoria. Probabilmente una nuova panchina con il Palermo sarebbe ampiamente bastata come punizione. E invece Spalletti ha voluto a tutti i costi dare un segnale forte a tutta la squadra, ovviamente spalleggiato dalla società, che probabilmente non gradisce più tanto questa "scomoda" figura all'interno dello spogliatoio di Trigoria. 
Io sto con Spalletti perché ha deciso da comandante, ha sentito in pericolo la sua autorità nello spogliatoio a poche settimane dal suo insediamento. Secondo lui perdonando quell'intervista quantomeno inopportuna del capitano, avrebbe dato un segnale sbagliato a tutto lo spogliatoio, ed ha quindi reagito duramente. Secondo me a ragione. Nel senso che se lo avesse fatto Dzeko, come la avrebbero presa i tifosi? Credo non gli avrebbero regalato sorrisi. Uscire fuori dallo spogliatoio ed andare al Tg1 per dire che non ha un rapporto con Spalletti è stato un errore madornale. E la reazione del tecnico toscano per me è stata dura ma decisa e corretta. Lo spogliatoio va tenuto a bada, ci vuole polso o la situazione può sfuggire di mano. Essere così delegittimato non sarebbe stato positivo per la squadra. D'altra parte se ognuno che non gioca va in tv e si lamenta, cosa succederebbe?
Ovvio che i modi potevano e dovevano essere diversi, magari bastava una bella ramanzina, un avvertimento, panchina anche con il Palermo, nessuno scandalo mediatico. Ma Spalletti ha deciso di reagire duramente per non delegittimarsi. 
Totti ovviamente va capito, al tramonto della sua carriera fa fatica a sentirsi con un ruolo secondario all'interno della squadra. é sempre stato al centro del progetto, almeno da vent'anni a questa parte, è sempre stato determinante con le sue giocate e con i suoi assist e gol meravigliosi. Fa fatica a sentirsi quei 40 anni addosso ed una carriera da grandissimo campione alle spalle, coppa del Mondo in bacheca e tanto altro. Però purtroppo la data di nascita non mente, 40 anni sono tanti per qualsiasi calciatore, fisicamente non può più dare quello che avrebbe dato anche solo 3 o 4 anni fa. é la dura realtà, ma dovrebbe cercare di accettarla. Tecnicamente non si discute e non si discuterà neanche a 60 anni, ma fisicamente attualmente è inferiore a qualsiasi altro attaccante in rosa. 
Per questo dovrebbe accontentarsi di avere un ruolo secondario, da chioccia per i più giovani ed accettare di giocare anche solo qualche spezzone di partita, per dare almeno l'esempio agli altri giocatori, che da lui possono imparare molto. 
A volte anche un ruolo da capitano non giocatore può essere decisivo anche più di una giocata in campo. Pensaci capitano. 

giovedì 18 febbraio 2016

Alla scoperta di Calcutta


"e ho fatto una svastica in centro a Bologna ma era solo per litigare non volevo far festa e mi serviva un pretesto per lasciarti andare" (i testi sono presi dal sito www.musixmatch.com)

Ho scoperto Calcutta qualche mese fa, una mattina, mentre aspettavo la mia insegnante di paghe e contributi in aula. Leggo sul cellulare che un cantautore di Latina ha scritto una canzone intitolata "Frosinone". Apro l'articolo incuriosito. Perché mai dedicare una canzone a Frosinone? E perché un cantautore di Latina scrive una canzone sul capoluogo ciociaro? Ne rimango subito affascinato. E approfondisco. Qualche giorno dopo, apro Spotify e cerco Calcutta, mi viene fuori un album, "Mainstream", uscito qualche giorno prima. Interessato ancor di più dall'assurda copertina, un uomo (presumibilmente Calcutta stesso, che io non conoscevo) con una sciarpa con il titolo dell'album dietro ad una fila di giapponesi in gita. I re delle fotografie colti di sorpresa da una fotografia. Geniale. Passo all'ascolto. Si comincia con "Gaetano", e appena la ascolto in me scatta qualcosa, mi piace. Testi geniali, musica interessante, la citazione all'inizio dell'articolo dice tutto. Sono stato subito colpito da queste parole, proseguo nell'ascolto, ormai sempre più preso. Il disco scorre che è un piacere, non mi annoia mai, lo ascolto ininterrottamente da qualche settimana, lo anche acquisterò (gli album degli artisti che si apprezzano devono essere acquistati, per poterne sostentare in piccola parte l'attività musicale) perché questo cantautore semi sconosciuto per me merita attenzione, molta attenzione. é un fuori dal coro, testi sempre interessanti, spunti geniali, melodia assolutamente interessanti e piacevoli da ascoltare, fissa per le città. 
"Cosa mi manchi a fare", "Gaetano" e "Frosinone" sono già dei must per me, bisogna conoscerli, apprezzarli ed ascoltarli. Frosinone è il picco del disco, un testo in cui si denota tutto lo straniamento dei nostri tempi (io ti giuro che torno a casa e mi guardo un film, l'Ultimo dei Mohicani, non so di chi, io ti giuro che torno a casa e non so di chi), il perdersi confuso nella realtà, il ritornello indimenticabile "ti chiedo scusa se non è lo stesso di tanti anni fa leggo il giornale e c'è Papa Francesco e il Frosinone in Serie A".

Un disco assolutamente da ascoltare, un cantautore che merita attenzione, da me l'ha già avuta, ma non conta molto, spero possa avere quel successo che effettivamente merita.