martedì 28 aprile 2015

I pericolosissimi tappi di plastica


(alcuni dei pericolosissimi tappi)

Oggi farò un post fuori argomento. Mi sono svegliato con  questa convinzione e così farò. Parlerò di un tema caldissimo in queste ore, che viene fuori ogni qual volta accade qualcosa di violento durante le partite di calcio, la sicurezza all'interno e all'esterno degli stadi. Lo farò basandomi ovviamente sulla mia esperienza diretta di tifoso e frequentatore degli stadi. Devo dire che sono molto più un assiduo frequentatore degli stadi di periferia rispetto agli stadi di serie A, sono grande tifoso di una squadra che al momento è in Promozione (sesta serie direbbero gli inglesi) però ho le mie esperienze anche in quell'ambiente. 
Tutte le volte che accadono episodi di violenza come nel derby di Torino di domenica, se ne parla, molto e a sproposito, per poi piano piano tornare al clima rilassato e distratto di sempre, senza prendere alcun provvedimento serio in merito. Perché come sempre, nel nostro Paese le cose non vengono prese sul serio, ma con estrema superficialità, senza mai trovare adeguate contromisure. Cercherò in questo articolo di raccontare a quali episodi curiosi mi sono trovato di fronte in questi anni , perché, per esperienza, il problema di sicurezza maggiore che c'è in Italia è uno solo: i pericolosissimi tappi delle bottigliette di plastica. Questi sono la causa di ogni violenza all'interno degli stadi. Ne sono certo. Nei controlli al di fuori degli stadi è questo che interessa. Quando si va allo stadio la prima cosa che ti chiedono e mi sembra anche l'unica è: "Ha tolto i tappi di plastica alla bottiglia?". Questa è la fatidica domanda che inquadra il pericolo principale, le bottiglie d'acqua di plastica. Cioè uno va allo stadio terrorizzato da questo. Se hai una bottiglia in mano ti senti inquieto, perché o devi trovare un modo per berla tutta d'un fiato poco prima che si entra (però poi sorge il problema dell'andare in bagno, perché andare in bagno allo stadio è un problema! meglio stendere un velo pietoso sulla questione...), o devi trovare un modo per far entrare il tappo in qualche modo (si vede gente zoppicante che li mette nelle scarpe, altri nel portafoglio, altri in tasca, chi addirittura nelle mutande). Sia chiaro che è giusto in se togliere il tappo per non far lanciare le bottiglie verso il campo o verso altri tifosi, però il problema è un altro: infatti appena entrati allo stadio con questa bottiglietta aperta, dopo essere riuscito a fare tremila gradini senza farla cadere e bagnarsi, ci si siede sul comodissimo seggiolino degli stadi italiani (altro annoso problema, l'inadeguatezza degli stadi) e durante la partita si sentono boati paurosi che fanno tremare la terra. Cioè io non posso portare un tappo e chi entra con la bomba carta come fa di preciso? Credo faccia così: per distogliere l'attenzione dal petardo, il furbo ultrà porta con se una cassetta intera di bottigliette, distogliendo l'attenzione dal reale pericolo. Appoggia la cassa d'acqua, toglie tutti i tappi e poi in pace con i controllori entra con qualcosa di ben più pericoloso. Io così immagino la cosa, altrimenti dovrei sospettare che tutta la gente che va in altri settori viene controllata, mentre in altri, tipo la curva, no...Ma non sono così maligno da pensare questo, assolutamente. Quindi il problema è che la questione non viene mai affrontata con serietà. Si fa caso alle norme più piccole, ai dettagli, ma alle grandi problematiche mai. Vietato portare tappi, mentre entrano bombe carta. Questo è il problema principale. Le società di calcio dovrebbero affrontare la questione sicurezza con più serietà e trattare tutti allo stesso modo, gente per bene e gente un po' più vivace (mettiamola così), con la stessa attenzione. 
Dimenticavo di menzionare gli ombrelli. I pericolosissimi ombrelli a punta. Ho visto scene in cui la sicurezza era impegnata a spezzare punte agli ombrelli perché pericolose. Ho visto molte volte lanciare ombrelli in campo a mo di giavellotto. Quando la partita è noiosa si comincia la gara a chi lo lancia più lontano... 
E le monetine? Perché non vietano anche le monetine? Se io lancio una moneta da due euro in testa a qualcuno (non lo farei mai, con questa crisi...) non è più pericoloso di una bottiglia di plastica? Una volta addirittura portai all'interno delle lattine di Coca Cola! Cioè mi tolsero il tappo alla bottiglia ma fecero entrare le lattine. Una lattina piena in testa credo possa essere molto dolorosa...
Quindi per me la questione è la serietà dei controlli al di fuori degli stadi. Non si possono fare questi controlli con questa leggerezza come si fa adesso. E inoltre la certezza della pena. Pena severa per chi fa queste cose, lo stadio deve essere un luogo sicuro, altrimenti la gente non ci andrà mai più e gli stadi continueranno sempre di più a svuotarsi di persone per bene, lasciandolo territorio di pochi facinorosi (dovevo scrivere per forza questa parola, Questa si chiama ricercatezza Stilistica delle  parole). 
Ma se si danno solo cinque giornate di squalifica ad un giocatore che fa un agguato ad un altro e lo picchia, quale certezza di pena stiamo cercando? 

Qui altri post in cui sono uscito fuori tema: 
      

giovedì 23 aprile 2015

La psicologia del disoccupato. Dieci Rimedi.



Qualche post fa mi sono addentrato nei meandri della psicologia del disoccupato (diciamo la verità, di me stesso) per mettere in chiaro quali sono gli effetti che ha la disoccupazione su un trentenne laureato costretto a vivere in casa e a non essere indipendente, ma con il non trascurabile vantaggio di avere alle spalle una famiglia che nel frattempo lo protegge e lo sostiene. Non è che voglio generalizzare, parlo di questa specifica situazione, la mia, anche se credo che in molti ci si possono rispecchiare. Ovviamente gli effetti di cui parlo possono essere ancora peggiori se la situazione è più complessa e critica, credo ce ne siano di infinitamente peggiori della mia, però tant'è, per me posso parlare, per gli altri no (come disse un mio professore dell'università a uno studente che si faceva portavoce di tutti senza che nessuno gliel'aveva chiesto: "Ma tu chi cazzo sei per parlare per tutti, parla per te stesso!". Questo è diventato uno dei principi su cui baso la mia vita). 
In questo post invece voglio parlare dei rimedi che ho esso personalmente in atto per mitigare questo stato di ansia, preoccupazione e cattivo umore dovuto al solito problema. Ve ne elencherò qualcuno cercando di specificare i vantaggi che ho tratto da ognuno:

1 Fare attività fisica 
Come è noto, l'attività e lo sforzo fisico alleggeriscono la mente e allontanano le preoccupazioni, migliorando sensibilmente l'umore. Come diceva il grande Pietro Mennea, la fatica non è mai sprecata, anzi è davvero una manna dal cielo. Personalmente svolgo attività fisica tre volte a settimana per due ore a seduta. Ho iniziato con molto meno ma pian piano lo sforzo non è più abbastanza e quindi si cerca qualcosa di più. Da zemaniano convinto la mia sessione di allenamento consiste in varie serie di gradoni, per un totale di 45 minuti, e altri 45 minuti di cyclette, intervallati ovviamente da varie pause. Alla fine, dopo aver terminato, ci si sente davvero bene, si è faticato per qualcosa e si è raggiunto l'obiettivo. Questo secondo me è quello che manca principalmente ad un disoccupato, l'impegnarsi in qualcosa e il prefissarsi e quindi raggiungere obiettivi. Con l'attività fisica si ovvia in parte a queste mancanze e alla fine ci si sente stanchi ma assolutamente felici. Provare per credere. Ovviamente per gradi, si inizia pian piano per poi aumentare l'esercizio. 

2 Cinema, serie tv
All'attività fisica ho correlato il cinema e le serie tv, altro mio passatempo prezioso. Mentre faccio attività fisica di solito guardo un film per distrarmi. Quindi facendo i calcoli, in due anni e mezzo di disoccupazione avrò visto all'incirca 400 film, non male. Sto diventando un dizionario del cinema. Seguire film e serie tv (Gotham, Suits, Big Bang Theory, Dottor House, The Following e molte altre) fa si che mentalmente mentre si seguono storie diverse dalla propria, ci si impersonifica in personaggi e vicende nuove e diverse e quindi per quel piccolo lasso di tempo si riesce ad evadere dalla realtà e a vivere altre vite, non pensando momentaneamente alla propria situazione. 

3 La musica  
La musica è un altro dei rimedi che consiglio. Ascolto musica appena posso. A volte durante l'attività fisica sostituisco il cinema con la musica e il risultato è molto soddisfacente. Solo che ascoltando musica uno si gasa e dà più del dovuto in allenamento, con problemi di dolori articolari e stanchezza maggiori del solito...Quindi usare la musica con cautela durante l'esercizio fisico, mentre abbondare appena si può: sotto la doccia, in macchina, mentre si fanno lavoretti in casa. Ogni attimo è buono. La musica sembra che mi capisce, mi permette di entrare in atmosfere particolari, migliora senza dubbio l'umore. Nella musica ognuno ascolta cosa vuol sentirsi dire e le canzoni diventano sollievo, mi consolano. 

4 Leggere romanzi
La lettura di romanzi offre la possibilità di evadere in epoche lontane e vicine, danno la possibilità di viaggiare con la mente in posti dove probabilmente non saremo mai nella vita, permette di immedesimarsi in vicende nuove, in personaggi particolari, diversi e simili a noi. I romanzi sono una delle evasioni dalla realtà che preferisco. Non capisco davvero chi non legge, leggere apre la mente, cambia il modo di pensare, si aprono nuovi orizzonti. Non potrei mai pensare di non leggere. Impossibile. Se non lo fate, cominciate. 

5 Videogiochi
Giocare con i videogiochi è un'altra delle mie passioni. Anche con queste attività virtuali si può rimanere impegnati, almeno per un po', non troppo tempo però. Nel frattempo infatti, sono diventato un maestro di Candy Crush Saga (mi fa impazzire), ho esplorato diversi Fifa (quest'anno no, non me lo sono potuto permettere), ho giocato a diversi giochi gratuiti di avventura. Anche questo passatempo mi permette di evadere e di far parte di altre storie e di altri mondi. Si è capito che cerco evasione. 

6 L'amore 
Ovviamente occuparsi delle persone che si amano è fondamentale, sentire l'amore di qualcuno è meraviglioso. Secondo me bisogna abbandonarsi al sentimento e se si ha una persona che si ama, dedicarsi a lei senza freni darà enormi vantaggi psicologici. Fidatevi, darà un grande sollievo e grande speranza (ovviamente anche il sesso!). Il cuore è tutto.

7 Abbandonarsi alle passioni
Abbandonatevi alle passioni e dedicatevi a queste, di qualsiasi genere si tratti. Cucina, bricolage, tennis, curling, uncinetto, tiro alla fune, calcio o qualunque essa sia, dedicatevi alle passioni. Questo impiego del tempo vi aiuterà ad evadere dalla realtà, e a pensare in maniera positiva. C'è sempre qualcosa per cui vale la pena vivere. 

8 Pensieri positivi
Questo è il rimedio più complesso e difficile, però pensare positivo aiuta a stare meglio, senza dubbio. Ogni tanto bisogna sforzarsi di pensare positivo, ai lati positivi della vita e non sempre a quelli negativi. Siate ottimisti. Pensate a quello che vi fa stare davvero bene spesso. Non sarà difficile trovare i temi giusti. 

9 Non pensare troppo al futuro, pensare a breve termine
Per il disoccupato questo è fondamentale. Se da disoccupato si pensa troppo al futuro è finita. Non si potrà immaginare un futuro radioso, è difficile in questa situazione. Quindi il consiglio è quello di vivere alla giornata, pensare all'oggi, al massimo al domani. Pensare al futuro, per esempio a cosa succederà tra cinque anni porta solo negatività e porterà a pensieri negativi. Pensare all'oggi e al domani è meglio, giorno per giorno si costruisce il futuro. Certamente avere degli obiettivi per il futuro è importante, però anche quello che si vuole fare tra cinque anni si comincia a costruire vivendo l'oggi.

10 Non abbandonare i sogni  (scrivete un blog)
Questo è il motivo principale per cui ho iniziato a scrivere questo blog. Sognavo di fare il giornalista, l'ho anche fatto per un periodo. sogno bruscamente interrotto da un fallimento. Ma perché arrendersi?. Allora mi dissi: "Continuerò a scrivere, gratis, come ho fatto negli ultimi 22 mesi di lavoro, ma parlando di quello che voglio". Quindi tocca a voi sopportarmi. Non ho abbandonato il mio sogno, voi ne pagherete le conseguenze. 

P.S. i miei rimedi non sono in ordine di importanza! Ovviamente non sono esperto di psicologia, sono solo mie esperienze.

Per il mio primo articolo sulla psicologia del disoccupato clicca qui

sabato 18 aprile 2015

Garanzia (?) Giovani.


(Cosa avranno da ridere questi Neet?)

Garanzia Giovani, un nome un perché. Garanzia Giovani è un programma dell'Unione Europea finalizzato a far muovere e ad occupare migliaia di giovani che al momento sono i cosiddetti Neet, cioè persone che non lavorano e che non studiano. Quelli che sono in un limbo colmo di attesa, speranza e ansia, tanta ansia. Questo programma dovrebbe alimentare speranza e non ansia, cercando di dare la possibilità a questi ragazzi ai margini, di fare finalmente il loro ingresso nel mondo del lavoro o fare corsi nei quali possano apprendere un nuovo mestiere. O almeno così dovrebbe essere. 
In questo post vi parlerò della mia personale esperienza con Garanzia Giovani, non ancora terminata, quindi per i risultati definitivi e per parlare della mia soddisfazione o meno dovrò aspettare ancora il 29 maggio, giorno in cui scadrà il mio Patto di servizio firmato il 29 gennaio scorso presso il Centro per l'Impiego. Ma andiamo con ordine. 
All'incirca un anno fa si cominciò a parlare di questa grande iniziativa che avrebbe dovuto dare una spinta all'occupazione della fetta di popolazione che sta soffrendo di più questa situazione (insieme all'altra fascia d'età intorno ai 60 anni che hanno perso il lavoro, gli esodati) i ragazzi  tra i 14 e 29 anni. Un anno fa io ne avevo esattamente 29 da qualche giorno, quindi mi misi a cercare informazioni in merito, nella speranza che questa fosse davvero #la(s)voltabuona, come dice quel brillante e simpaticone del nostro premier Renzi. Mi dissi, in un anno ce la farò sicuramente a finire l'iter... Mi informai con la dovuta diffidenza, in quanto il disoccupato dopo un po' diventa diffidente per qualsiasi cosa, e con scarsa fiducia, non ho mai avuto particolare speranza nelle istituzioni. Però c'era questa opportunità e decisi di coglierla. Mi registrai attraverso il sito e dopo sessanta giorni ricevetti una  mail nella quale il centro per l'impiego della mia provincia mi dava appuntamento per il colloquio conoscitivo. 
In luglio feci questa specie di colloquio che consisteva nel riempire un modulo con i miei dati, l'operatore non mi chiese un granché, mi disse solo che nell'ufficio non c'erano penne e che se le portavano da casa...Andiamo bene dissi. Dopo questo deludente colloquio, nel luglio del 2014, mi dissero che dovevo aspettare per la firma di un Patto di Servizio che mi avrebbe permesso di iniziare le vere attività di ricerca lavoro. Attesi da luglio 2014 a metà gennaio del 2015, quindi ben sei mesi dopo, ricevetti una telefonata nella quali mi si annunciava un incontro nel quale potevano partecipare anche i laureati in Scienze della Comunicazione. Tra me e me dissi "finalmente". Mi presentai all'incontro al quale erano presenti molti ragazzi, molto "incazzati" per la tempistica leggermente lunga della questione Garanzia Giovani, ma tant'è, a poco sono servite le rimostranze. In questo incontro fummo invitati a partecipare ad un Career Day che si sarebbe svolto a Roma poco tempo dopo.
Di nuovo tutto speranzoso mi recai a Roma, dove i rappresentanti politici, tra cui il Presidente della Regione Zingaretti e l'assessore al lavoro di cui non ricordo il nome, fecero una bella presentazione dell'iniziativa, specificando però che questa Garanzia Giovani sarebbe stato un modo per far cercare davvero lavoro ai Neet, farli muovere e non stare passivi ad aspettare. Ovviamente  il 99% dei disoccupati non sta aspettando un bel niente ma si attiva da solo per cercarsi un lavoro, non mi sembra che questo doveva essere l'obiettivo di un programma che conta 1,5 miliardi di euro di risorse economiche. Ma tant'è, c'est la vie. Finalmente una cosa positiva di Garanzia Giovani arrivò quando ci offrirono il pranzo, scatoloni di pizza di ogni tipo offerti a noi ragazzi. Bel contentino però... Ne mangiai più che potei intuendo che questo sarebbe stato l'unico vantaggio del programma. Nel pomeriggio diverse aziende misero i consueti banchetti per accogliere persone e curriculum. Peccato che tutte le aziende in questione cercassero tutto meno che un laureato in Scienze della Comunicazione. Consegnai un curriculum, uno, gli altri neanche lo vollero, tutti in coro mi dissero "Al momento non cerchiamo laureati in comunicazione". Tra me e me ringraziai la regione Lazio per l'invito, anche perché il pranzo non fu l'ultimo vantaggio di Garanzia Giovani, perché riuscii a raccogliere anche diversi gadget durante la manifestazione, campioni di prodotto e segnalibri vari. Mi domandai infatti se cercassero nuovi consumatori o nuovi lavoratori. Deluso tornai a casa. 
Aspettai qualche giorno e mi arrivò la convocazione per firmare questo benedetto patto di servizio, ben otto mesi dopo l'iscrizione. Nel frattempo sto per uscire dall'età per partecipare...Nell'incontro per la firma del Patto di Servizio, l'operatore si lamentò dei server lenti della Regione e della mancanza di lampadine nello stabile. Il primo problema lo potei constatare personalmente in quanto il computer si scollegava da internet un momento si e l'altro pure. Tanto che mentre si preparava il Patto, l'operatore andò nel frattempo a prendersi un caffè...Pronto il patto di servizio lo firmai scegliendo come modalità di ricerca lavoro il tirocinio, cioè mi rendevo disponibile a lavorare per sei mesi a 400 euro al mese, bella garanzia...Forse per le imprese sì, non certo per i ragazzi come me. Ovviamente accettai, anche perché il dipendente del Centro per l'Impiego mi disse che a breve sarebbe uscito un bando in cui grandi imprese offrivano posti di lavoro proprio per i tirocinanti. Ma proprio a breve, nel giro di un mese...Ad oggi sono passati due mesi e mezzo e del suddetto bando neanche l'ombra. Nell'attesa del bando ho compiuto i trent'anni ed ancora oggi non ho trovato un posto nel quale svolgere questo tirocinio. Ho inviato parecchi curriculum alle aziende ma nessuna risposta. Nella lettera di presentazione specifico che sono disposto a lavorare a 400 euro al mese pagato (?) dall'Inps, ma neanche questo sembra spingere nessuno a chiamarmi. Al momento quindi per me non ha avuto alcun risultato l'iscrizione a Garanzia Giovani, mentre per alcuni sì, anche se leggo  moltissime storie di persone che hanno svolto un tirocinio ma che dopo mesi non sono stati ancora pagati dell'Ente. Ci sono state manifestazioni sotto la regione Lazio ma al momento Garanzia Giovani, sembra ancora essere una Garanzia di disoccupazione. Ho comunque tempo fino al 29 maggio per fare questo tirocinio, in quanto il Patto è a tempo, dura quattro soli mesi, dopo di che niente più Garanzia. Il 29 maggio aggiornamenti sulla questione. Intanto vi ho svelato che sono della regione Lazio. Adesso basta però, niente più dettagli personali.   

lunedì 13 aprile 2015

La complessa psicologia del disoccupato

(L'urlo di un disoccupato)
La psicologia del disoccupato è complessa e difficile da capire. A meno che non si è stati disoccupati per un periodo in passato. Altrimenti nessuno può comprendere fino in fondo lo stato di disagio e di precarietà a cui è sottoposto un disoccupato. Precarietà, oltre che a livello lavorativo, soprattutto a livello mentale, che si va a ripercuotere su tutto, soprattutto sul rapporto con gli altri, sulle proprie convinzioni e sul proprio modo di comportarsi. Ovviamente il mio post non ha nulla di scientifico ma è il frutto dell'esperienza personale che sto vivendo al momento, quindi non è assolutamente il mio intento quello di generalizzare. Parlo di me. 
Si comincia nei primi mesi, in cui si passa ad uno strano stato mentale dovuto soprattutto alla perdita del posto di lavoro precedente oppure per alcuni alla fine del ciclo di studi universitari. Per me è quasi coinciso. Mi sono laureato ad ottobre del 2011, mentre a luglio del 2012 è terminato il mio lavoro con il quotidiano con il quale collaboravo. La fine degli studi è un pò la fine della "sofferenza" sui libri, il periodo universitario è molto bello, ma allo stesso tempo molto impegnativo. Moltissimi esami, libri da studiare, viaggi in treno per raggiungere l'università, giornate intere chiusi in casa a studiare sperando di terminare il prima possibile ed ottenere il tanto agognato "pezzo di carta". Se avessi saputo di dover andare incontro alla disoccupazione, sicuramente avrei rallentato gli studi per prendermela con più calma e tranquillità, di tempo in effetti ne avrei avuto in quantità. Alla fine mi sentivo davvero libero mentalmente, ampiamente appagato per l'obiettivo raggiunto. Primo laureato della famiglia, che orgoglio! Da primo laureato a primo disoccupato il passo purtroppo è stato breve. A gennaio dell'anno seguente, il 2012, iniziano le prime voci sul quasi fallimento del quotidiano, stipendi non pagati, sciopero, contributi mai versati, chiusura del quotidiano a luglio. Disoccupazione. 
All'inizio mi sono preso un periodo di pausa, essendo certo che trovare lavoro nuovamente non sarebbe stato così difficile, anzi, avevo certe ambizioni anche...L'ottimismo è il succo della vita diceva qualcuno...Dopo poco cominciai ad inviare curriculum a destra e a manca, on line, per posta, per e-mail, rispondendo ad annunci sul giornale, in qualsiasi forma insomma. Sicuro che la chiamata a breve sarebbe finalmente arrivata. Ma niente. Qualche colloquio andato male, molte non risposte. Dopo poco la depressione. Avevo finalmente capito che niente sarebbe stato facile, anzi, l'impresa era davvero durissima. Quindi un periodo molto difficile psicologicamente. Rimorsi sul passato, sull'università, sulla scelta degli studi, su tutto. Rinnegavo il mio passato, tutto un errore, tutto sbagliato. Il senso di colpevolezza. Se sono in questa situazione é colpa mia, mi dicevo (e pensavano gli altri, e forse pensano ancora). Dopo con l'aiuto delle persone importanti della mia vita l'uscita dal tunnel dell'umore nero e si ricomincia daccapo, conscio che tutto sarebbe stato difficile, ma che nel frattempo bisognava vivere anche questo momento, con la massima serenità possibile, la vita è una e chi me la ridà una seconda possibilità? D'altronde non sono poi così sfortunato come credevo. Felicità a momenti (come diceva Tonino Carotone, ma dove le trovate queste citazioni? solo qui. Pubblicità). A momenti perché il disoccupato difficilmente è sereno, un momento sì e un altro pure, ha sempre quel pensiero fisso in testa, e tutto sembra ricordarglielo, da quello che ascolta alla radio, a quello che vede in tv, a quello che ascolta dalla gente. Ovviamente più si ha questo problema e più la gente ne parla in tua presenza, anche inopportunamente nella maggior parte dei casi, con assoluta mancanza di tatto, se così si può dire. Ognuno che chiede "Ma il lavoro? trovato qualcosa?" per il disoccupato è quasi una pugnalata, con il successivo desiderio di non parlare mai più con quella persona...Ci si chiude in se stessi, poca voglia di stare con gli altri. Poi ci sono gli ossessivi che lo chiedono sempre "Ma allora, trovato qualcosa?", i petulanti fastidiosi "Come possiamo fare?" e i "so tutto io", quelli che lavorano e che ti danno la soluzione "Ma io andrei all'estero, lì si che si trova lavoro" o altre scontatissime e banalissime soluzioni. Quando non si è in questa situazione è impossibile dare consigli agli altri, si banalizza tutto solitamente, bisogna viverla la disoccupazione, dall'alto della tranquillità lavorativa è facile dare consigli agli altri. Come se poi andare a lavorare all'estero non costi nulla, o spostarsi di casa non costi nulla. O che trovare lavoro lontano da casa sia più facile.  
Insomma dà tutto un pò fastidio quando si parla di questo argomento. Soprattutto perché nessuno ne parla con delicatezza e sa mettersi nei miei panni. La cosiddetta empatia ce l'hanno solo in pochi purtroppo.  Per questo ed altri motivi, nella testa del disoccupato c'è un'alternanza di rabbia verso tutti, voglia di vendetta (non si parla proprio di violenza, sia chiaro, é un pensiero tipo "Non diventerò nessuno, ma se diventerò qualcuno e potrò aiutare qualcun altro ci penserò bene...", ci si incattivisce, si è spesso nervosi, suscettibili. Un vero caos mentale. Rabbia verso chiunque non ti  aiuta e lo potrebbe fare, verso chi ti ha ferito, verso chi adesso ti tratta in un certo modo. Difficilmente si è sereni, oppure lo si è ma solo per brevi momenti, perché il "Problema" non lo si dimentica praticamente mai. Il segreto è quello di dedicarsi a moltissime attività, anche futili, per impiegare il tempo e pensare meno. Proprio mentre ti sentirai meglio e il mondo sembrerà per un attimo migliore arriverà qualcuno che ti dirà "Ma il lavoro? Trovato qualcosa?". E si ricomincia...   

mercoledì 8 aprile 2015

1992, più sesso che tangenti




Uno dei vantaggi dell'essere disoccupato é senza dubbio quello di poter vedere tutte le serie televisive che si vuole, anche facendo tardi la sera. Inutile negarlo, avere quantità enormi di tempo libero ha anche i suoi vantaggi. Non si hanno soldi, ma tempo libero. Una ricchezza vale l'altra no? Al momento sto seguendo diverse serie tv, tra cui la spassosissima Bing Bang Theory 8 e  Gotham, serie televisiva sulle origini di Batman. Da qualche settimana, dopo la massiccia campagna pubblicitaria di Sky, ho deciso di guardare per curiosità questa serie su Tangentopoli, o almeno così dicevano, con l'intento di ricostruire nella mia mente un periodo storico che ho vissuto, ma quando ero troppo piccolo, avevo appena 7 anni, ricordi molto vaghi... Quindi ogni martedì sera mi metto lì davanti alla tv (la mia ragazza ha Sky),  ma a dir la verità, non ho visto molto di quello che mi aspettavo. Le prime due puntate promettevano bene, storie avvincenti, eventi reali combinati con le vicende dei protagonisti,  ma arrivati ora alla sesta puntata, mi sembra si stia perdendo un pò il filo del discorso, Tangentopoli insieme alle stragi mafiose sembrano essere solo di sfondo alle vicende sessuali dei protagonisti Miriam Leone e Stefano Accorsi, impegnati una scena sì e un'altra pure, in scene di a luci rosse. Anche tra loro ad un certo punto della storia. Non é che per rendere una serie scandalosa e per metterla al centro dell'attenzione si debba per forza ricorrere continuamente al sesso, molti fatti di allora furono già scandalosi di suo, aggiungere quantità abnormi di sesso non credo giovi molto alla serie. La protagonista interpretata da Miriam Leone cerca ossessivamente e con un solo modo (indovinate un pò?) di entrare nel mondo della tv attraverso storie con personaggi abbietti e di dubbio valore morale come imprenditori, produttori, politici e pubblicitari vari che puntualmente la portano a letto. Si è capito come è il personaggio e come funzionavano un tempo le cose (adesso no?), serve ripetere continuamente la stessa scena di qualcuno che le propone l'ingresso in questo mondo incantato in cambio di sesso? E basta no? Fortunatamente non si tratta di una scelta maschilista, in quando l'altro protagonista, alias Stefano Accorsi, fa più o meno la stessa cosa, ossia fare sesso con qualunque cosa che si muova e per i più svariati motivi. Pubblicitario rampante degli inizi anni '90, il personaggio nella  sesta puntata, arriva a fare sesso con una donna molto più anziana di lui, per poi passare alla figlia della stessa, minorenne (ma a sua insaputa non è reato no?), che gli dichiara 19 anni, mentre anche da un miglio si veda ne abbia molti di meno, 15, come si dirà più avanti nella puntata. A questo punto meglio farne un porno no? Siamo proprio al limite. Il team di Di Pietro impegnato nelle indagini  finisce sempre più sullo sfondo. 
Uno dei pochi motivi per i quali continuerò a guardare 1992, è la storia di Bosco, soldato disadattato e ignorante, diventato improvvisamente parlamentare della Lega Nord. Bella pubblicità per la Lega...Il personaggio, dopo un discorsetto populista di due parole, si guadagna l'ingresso in Parlamento, dove, a causa della direzione di partito che comanda tutte le decisioni e alla sua proverbiale ignoranza, non combina un granchè, oltre che a risse e litigi vari. Nella sua storia incontra anche il personaggio di Miriam Leone e ovviamente, neanche a dirlo, scatta la storia di sesso, ovviamente per un posto in tv...Vedremo come andrà a finire la faccenda e tra quante storie di sesso dovranno ancora passare i protagonisti. Quattro episodi sono ancora molti. E arriva il momento del Cavaliere, come sarà rappresentato il personaggio? Vedremo, nei prossimi episodi. Intanto è certo che per il cinema porno non sarà facilissimo fare la parodia della serie...

sabato 4 aprile 2015

Skagboys


"Corrono troppo, attorno: é una roba che ci accoppa, capo. Cioè, la corsa dei topi eccetera. Stressato se c'hai il lavoro, stressato se non ce l'hai. Tutti che pensano a se stessi, tutti alla gola l'uno all'altro. Solidarietà morta, capito? Lavoro finito, finito tutto, e posti particolari dove andare stanno zero".

Questa citazione presa dal libro "Skagboys" (Tea 2012) di Irvine Welsh, uno dei miei scrittori preferiti, riassume in poche parole quello che ci troviamo a vivere oggi nel 2015 nel nostro amato Bel Paese, dove ormai siamo ridotti (meglio dire, ci hanno ridotti...) ad un tutti contro tutti, senza esclusioni di colpi, solidarietà davvero morta, sembiamo ormai regrediti ai tempi della pietra, dove la sopravvivenza di uno a spese di un altro era la legge prevalente. Nessuno ti aiuta, i parenti ancora peggio degli altri  (un saggio sull'abolizione della parentela lo farò più avanti). Uno dei protagonisti del romanzo, Spud, afferma questa crudele verità dopo essere ormai caduto nella rete della droga, in un momento di perdizione, ma questa frase è lucida, lucidissima. E reale. Sopratutto al giorno d'oggi. Il romanzo è ambientato nella Scozia degli anni '80 (ma potrebbe tranquillamente essere l'Italia di oggi), quando in Gran Bretagna si viveva una situazione molto simile alla nostra, disoccupazione in percentuali altissime, ragazzi che avendo tempo libero tutta la giornata, finivano inesorabilmente per fare "una brutta fine". Consumi di droga alle stelle, l'Hiv che divenne improvvisamente una delle malattie più diffuse al mondo, crisi economica dilagante, poveri allo sbando, ricchi sempre più ricchi, ma che spesse volte facevano la stessa fine dei più poveri... Questo libro secondo me è da leggere soprattutto per questo motivo, perchè in esso possiamo ritrovare moltissime analogie con la situazione dei giorni nostri, dove austerità e disoccupazione giovanile la fanno da padrone. Errori fatti nel passato appena 30 anni fa si ripresentano, sotto altri nomi o altre facce, ma non abbiamo imparato niente da quel periodo, e puntualmente la storia è passata a riscuotere il conto. Fortunatamente ho ancora una famiglia che mi sostenta e mi dà da vivere , altrimenti non credo di poter assicurare che ancora adesso  non avrei avuto gli stessi problemi di un Mark Renton del 1980. Forse sarebbe stato addirittura inevitabile. Per questo mi reputo ancora un ragazzo fortunato (come disse Jovanotti, a proposito, odio la canzone "Sabato",  a me non sembra proprio che tutti i giorni sia sabato, anzi, a me per difficoltà psicologica sembrano tutti lunedì, altro che sabato, sabato è un bel giorno di solito...). Oltre a questo il libro rimane imperdibile per chi ha già letto il capolavoro "Trainspotting" e almeno secondo me, l'ancora più bello, "Porno", uno dei seguiti più belli della storia della letteratura. In questo libro si scoprono molte vicende del passato dei protagonisti che fanno capire al meglio le storie dei quattro negli anni successivi. é sicuramente un approfondimento dei personaggi più che un romanzo a se stante. Poi lo stile di Welsh è assolutamente inimitabile,  tagliente e estremamente reale, come sempre. Certo, per chi dovesse iniziare a leggere Welsh, sicuramente non lo farei iniziare da questo romanzo, ma ovviamente da Trainspotting, Porno, Il Lercio, Colla.  Secondo me capolavori assoluti.  Questo è da leggere, ma per chi vuole completare la trilogia. Ecco, adesso posso anche ritenermi un "critico letterario" (sì sì, gli insulti me li dico da solo, sì...). 

(P.S. questo post è stato scritto in condizioni disagevoli, il pc improvvisamente è diventato a dir poco lento, tipo che una lettera compare  circa 3 secondi dopo aver pigiato il tasto sulla tastiera. Quindi tutti i problemi di scrittura e di linguaggio contorto sono da attribuire al pc, che mi ha causato un esaurimento nervoso piuttosto forte. In questo momento gli sto dando fuoco, se vedete fumo dalle vostre case sono io, ovunque voi siate...)