sabato 26 settembre 2015

Juventus-Frosinone, l'emblema del calcio. Piccola lezione per gli "economisti".


Juventus-Frosinone di mercoledì scorso è a tutti gli effetti un manifesto per il calcio. Il calcio che piace a noi, incerto fino all'ultimo secondo anche se stiamo parlando della squadra finalista della scorsa Champions League, battuta con fatica dal meraviglioso Barcellona dello scorso anno, e una delle esordienti della massima serie, il Frosinone, che aveva visto la serie A solamente in televisione, giocatori compresi. Poteva essere una delle partite più scontate della storia e invece niente, finisce per diventare una partita storica, ma per altri motivi. Grazie ad una disattenzione della difesa juventina, se non sbaglio di un certo Pogba, una squadra dal monte stipendi di 8 milioni di euro riesce a pareggiare contro una che spende più di 15 volte come ingaggi. A dir poco incredibile come questa partita smentisca i dati economici, ridimensionandone il loro incidere sulle partite, almeno sulla partita singola si parte tutti alla pari, magagne e trucchi oscuri permettendo. Questo è il bello del calcio, al 93 esimo arriva una palla in area sulla testa dell'ex sconosciuto dal cognome francese Blanchard che viene dimenticato da tutti, forse perché scambiato per un passante, e la butta dentro, decretando quella che sarà forse una delle più incredibili sorprese dell'anno calcistico intero. Primo punto in serie a dopo quattro sconfitte e partita che va dritta agli archivi della storia. Ovvio che alla lunga i valori economici  incidono eccome, ma sulla singola partita nessuno può dire anticipatamente come andrà a finire. é successo mercoledì ma accadrà di nuovo in futuro, statene certi. Prima della partita i bookmakers pagavano il pari del Frosinone sette volte e mezzo la posta, quindi non ci credeva nessuno. Fortunato chi ci ha creduto. L'invito per chi denigra questo sport è quello di seguirlo e apprezzarlo, non contano fortunatamente solo gli aspetti economici alla Bellinazzo (che scatole le sue analisi), ma soprattutto gesti tecnici, grinta, attenzione e agonismo. Questi sono gli ingredienti di una partita di calcio che determinano i risultati (escludendo sempre gli schifosissimi magheggi di arbitri, giocatori e scommettitori vari) e non solo questioni economiche. Altrimenti se ne occuperebbe il Sole 24 ore (ah Belinazzo (non so come si chiama precisamente quindi le doppie le metto come voglio io, è del sole 24 ore? capisco). C'è stata infatti una deriva economica sul calcio, ossia i tifosi e gli addetti ai lavori sono diventati tutti economisti,un club compra un calciatore e tutti a domandarsi quanto incide sul bilancio, qual è il costo di ammortamento (come se stessimo parlando di prosciutti), se una squadra non raggiunge gli obiettivi fallirà o se dovrà vendere i pezzi più pregiati in caso di sconfitta...Ecco Belinazzo rappresenta questa deriva e a me non sta molto simpatico sinceramente. Lui e la deriva. I tifosi restassero tifosi, i giocatori vanno e vengono, ovvio che le questioni economiche sono importanti, ma io tifoso devo preoccuparmi solo delle questioni di campo e di economia ne discuto della mia in famiglia. Che già qui ce ne sono molti di problemi, devo io accollarmi quelli di Roma, Inter, Juve, Milan e tutto il resto? Io vivo il calcio come una semplice passione, seguo le partite aspettando che quel pallone vada in rete, colpisca una traversa o passi improvvisamente in area juventina e uno sconosciuto francese ultras juventino qualunque butti dentro la palla. This is football. Not economy. 

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